Maschio e femmina (dopo il pasto) di Ixodes Ricinus
PRONTO SOCCORSO
LA ZECCA QUESTA SCONOSCIUTA

 

Durante le scorse estati alcuni casi anche gravi di malattie, causate dalla puntura di zecche, hanno richiamato l’attenzione degli organi di stampa e attirato l’interesse su questo problema che può riguardare anche noi ed i nostri ragazzi soprattutto nelle attività che vengono svolte nel periodo estivo.

In realtà negli ultimi anni nulla è cambiato al riguardo se non il fatto che prima, da parte dei non addetti ai lavori, si sottovalutavano le possibili conseguenze che possono derivare da una “semplice” puntura di zecca, mentre adesso si corre il rischio di cadere nell’errore opposto che è quello di drammatizzare eccessivamente il problema, invece che considerarlo nelle giuste proporzioni.

Conoscere un poco di più questo parassita, la sua morfologia, le sue abitudini, le conseguenze che possono derivare da una sua puntura, come comportarsi una volta che si è punti e come è possibile prevenire il suo non proprio disinteressato “attaccamento” alla nostra persona, sono tutti aspetti che possono tornarci utili per considerare ed affrontare questo possibile evento.

Tutti noi abbiamo visto almeno una volta questo animaletto, o almeno ne conosciamo l’esistenza. In genere si evidenzia meglio nella sua fase di riempimento, gonfio di sangue prelevato dall’ospite e tenacemente adesa alla cute del malcapitato oggetto delle sue non gradite attenzioni.

Innanzittutto bisogna dire che le zecche sono diffuse praticamente in tutto il mondo. Anche se ne sono state classificate diverse centinaia di specie, sostanzialmente tutte sono comprese in due grandi famiglie: le IXODIDAE, chiamate anche zecche dure, e le ARGASIDAE, dette zecche molli.
In ogni caso le femmine delle due famiglie hanno in comune, una di più e l’altra di meno, una componente del loro organismo che è molle in quanto è costituito da tessuto elastico che permette loro di dilatarsi riempiendosi di sangue succhiato ed immagazzinato in quantità considerevole fino a poter raggiungere un volume corrispondente a varie volte il volume del loro corpo.
Si trovano nell'erba alta e vivono anche per molto tempo nei terreni secchi, polverosi, nei giacigli dei cani e nelle crepe dei muri e dei pavimenti dove in genere sostano gli animali.
Le loro piccole zampe sono dotate di uncini che permettono di ottenere una presa tenace alla superficie cutanea.

La zecca di per sè non è patogena. Non inietta sostanze velenose od irritanti. Il suo potenziale pericolo è di fungere da veicolo trasmettitore di malattie una volta che si è infettata. Infatti questi parassiti si infettano succhiando il sangue di un animale ammalato e la femmina trasmette il contagio all’uomo od all’animale che così contraggono l’infezione.

Le malattie trasmesse in questo modo sono diverse secondo l’agente patogeno che l’ha infettata. Nella regione Mediterranea, quindi anche in Italia, è diffusa la Febbre Bottonosa. In genere il vettore di questa malattia è la zecca del cane, chiamata RHIPICEPHALUS sanguineus (bel nome!) che la trasmette all’uomo quando si è infettata con la Ricketsia Conori ma solo quando, appunto, si è infettata.
Questa malattia è caratterizzata da febbre, artralgie, cefalea e da una tipica reazione esantematica che interessa la cute del dorso e degli arti che dura 25-30 giorni. Talora è presente, nel punto d’inoculazione una tipica macchia scura detta “Tache noire”, da cui deriva il termine “ bottonosa” e che è l’unico segno certo di una sicura infezione tramite vettore.

Un altro tipo di zecca, I’IXODES ricinus (altro bel nome!), ha una testa minuta e come le altre si conficca saldamente alla pelle utilizzando le zampette e succhia il sangue. Può così trasmettere, secondo l’agente infettante cui è portatrice, malattie come l’Encefalite da zecche, la febbre Q, la
Tularemia e la Malattia di Lyme.

A questo punto vediamo come ci si deve comportare in caso di punture di zecche.
Innanzi tutto, specialmente dopo di quello che è stato detto finora, non si deve drammatizzare. Se la zecca non è infetta, e questo accade il più delle volte, la sua presenza può essere completamente asintomatica oppure avere un’azione solo localmente meccanica ed irritativa che si manifesta con dolore, gonfiore ed arrossamento nella parte interessata. Se invece compaiono febbre, nausea e vomito è bene non indugiare e mettersi in contatto con un medico.

Quello che ognuno di noi può fare una volta che ci si accorge della presenza di una zecca è di rimuoverla subito senza spremerla né schiacciarla. Vanno invece utilizzate le pinzette per afferrare la zecca il più vicino possibile alla pelle in modo di afferrarne la testa e non il solo addome e tirare verso l’alto in maniera uniforme e progressiva, senza scatti, e cercando di vincere la resistenza opposta. Se non si riesce a staccarla con un primo tentativo è utile l’uso di uno spray insetticida e riprovare dopo qualche minuto oppure umettare la zecca con un poco d’alcool o di vasellina.
Il rostro della zecca, che spesso rimane all'interno della cute, deve essere estratto con un ago sterile. Dopo l'estrazione disinfettate la cute.

Anche un po’ di prevenzione non guasta. Se ci si reca in zone nelle quali si prevede la possibile presenza di zecche, sarà utile usare indumenti che coprano sia gli arti inferiori sia le braccia e controllare accuratamente quelle regioni del corpo dove possono annidarsi facilmente come il torace, il dorso, l’addome, il pube e le cosce.

Dovremo aumentare le precauzioni e non solo per le zecche, quando specialmente al giorno d’oggi, le nostre attività ci permettono sempre di più di ampliare i nostri orizzonti portandoci in Paesi sempre più lontani e sempre più esotici aumentando così le possibilità di contagio e le relative
conseguenze.

Licio Baroncini
 




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