UN FATTO DI ATTUALITA' |
ESSERE
SCOUT "SERVE" ? |
La
notizia com'è apparsa sui giornali:
L’avventura
nel bosco
delle due «giovani marmotte»
TRENTO —
«Stavamo giocando a nascondino nel bosco e quando siamo usciti dai
nascondigli non abbiamo più trovato i nostri familiari».
Così hanno raccontato i due cuginetti di 8 e 10 anni che, dopo
essersi persi domenica sera nei boschi del Trentino, hanno trascorso la
notte all'addiaccio e sono stati trovati ieri mattina alla fermata dell'autobus
mentre centinaia di persone li stavano cercando. Ma Luca e An-drea non
si sono mai persi d'animo, perchè tutti e due sono scout e l'esperienza
fatta nei campeggi e nelle varie uscite nei boschi è stato loro
di grande aiuto. Sono perfino riusciti a dormire, stringendosi l'uno vicino
all'altro per farsi caldo, coprendo le mani con le maniche dei maglioni.
Ieri hanno potuto riabbracciare i genitori nella sede dei vigili del fuoco
volontari di Salorno, in Alto Adige. I due ragazzini, infatti, hanno camminato
parecchie ore e sono scesi sul versante altoatesino della montagna, percorrendo
molti chilometri. «Quando non abbiamo più visto nessuno e
cominciava a diventare buio abbiamo chiamato a lungo, ma non ci rispondeva
nessuno», hanno raccontato i due. «Allora abbiamo pensato
di prendere una strada in discesa, perchè le città sono
sempre in basso». Nel corso della notte i due cuginetti hanno anche
sentito in lontananza le si-rene delle jeep dei vigili del fuoco che li
stavano cercando, ma non riuscivano a capi-re dove erano e non potevano
segnalare la loro presenza. Alla domanda se hanno avuto paura, hanno risposto:
«un po’». Il vigile del fuoco che li ha trovati ieri
mattina li ha visti alla fermata dell'autobus nella frazione Pochi di
Salorno mentre stavano guardando la mappa stradale affissa ad un pannello.
«Stavamo cercando di capire dove eravamo arrivati», ha detto
il più grandicello dei due.
Le mamme e i papà dei due ragazzini hanno trascorso tutta la notte
con i soc-corritori. Ora ringraziano di cuore le centinaia di persone
che si sono mobilitate fin dalla tarda serata di domenica: «Ci dava
coraggio la presenza di tanti soccorritori - dicono - e tutta quella mobilitazione
ci faceva ben sperare che li avrebbero trovati. Anche i nostri bambini
sono stati molto bravi. La nostra più grande preoccupazione erano
i burroni e il freddo di questa notte». Le temperature, infatti,
sono scese quasi a zero.
Le due famigle erano andate domenicai pomeriggio in gita nei boschi della
Val di Cembra, in una zona di confine fra il Trentino e l'Alto Adige,
alla ricerca di funghi e castagne. Il bosco era bagnato per la pioggia
della notte precedente. Il gruppo era numeroso e all' inizio nessuno aveva
fatto caso alla mancanza di Luca e Andrea, che stavano giocando a nascondino
e che a volte correvano davanti a tutti e a volte si at-tardavano un po’,
ma senza mai perdere di vista i familiari. Quando le ombre sono calate
sul bosco, i genitori e i parenti hanno cominciato a cercare con crescente
ap-prensione i due ragazzini finchè è scesa la notte ed
è sopraggiunta
l' angoscia. Ed è scattato l'allarme.
Da il Tempo 20/10/2004
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«Stavamo giocando a nascondino
nel bosco e quando siamo usciti dai nascondigli non abbiamo più
trovato i nostri familiari». Così hanno racconta-to i due
cuginetti di 8 e 10 anni che, dopo essersi persi ieri sera nei boschi
del Trentino, hanno trascorso la notte all’addiaccio e sono stati
trovati ieri mattina alla fermata dell’autobus mentre centinaia
di persone li stavano cer-cando. Ma Luca e Andrea non si sono mai persi
d’animo, perchè tutti e due sono scout e l’esperienza
fatta nei campeggi e nelle varie uscite nei boschi è stato loro
di grande aiuto. Sono perfino riusciti a dormire, stringendosi l’uno
vicino all’altro per farsi caldo, coprendo le mani con le maniche
dei maglioni. Ieri mattina hanno potuto riabbracciare i genitori nella
sede dei vigili del fuo-co volontari di Salorno, in Alto Adige. I due
ragazzini, infatti, hanno cammi-nato parecchie ore e sono scesi sul versante
altoatesino della montagna, percorrendo molti chilometri. «Quando
non abbiamo più visto nessuno e cominciava a diventare buio abbiamo
chiamato a lungo, ma non ci risponde-va nessuno», hanno raccontato
i due ragazzini. «Allora abbiamo pensato di prendere una strada
in discesa, perchè le città sono sempre in basso».
Nel corso della notte i due cuginetti hanno anche sentito in lontananza
le sirene delle jeep dei vigili del fuoco che li stavano cercando, ma
non riuscivano a capire dove erano e non potevano segnalare la loro presenza.
Alla domanda se hanno avuto paura, hanno risposto: «un po’».
Il vigile del fuoco che li ha trovati ieri mattina li ha visti alla fermata
dell’autobus nella frazione Pochi di Salorno mentre stavano guardando
la mappa stradale affissa ad un pannel-lo. «Stavamo cercando di
capire dove eravamo arrivati», ha detto il più grandicello
dei due.
Da il Giornale
di Brescia
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Un
commento
Due
lupetti, i più forti
Ancora una volta la realtà supera la fantasia. Sembra una favola.
Sono stati proprio bravi, i lupetti scout Andrea e Luca.
Perché perdersi nel bosco è un attimo, poi tutto ti gira
attorno, tutto si confonde.
E poi la sera, la notte e il freddo.
Rimanere abbracciati, attendere, riprendere il cammino, fino a raggiungere
una stra-da.
Una gran pena, quando stamattina abbiamo letto, e vissuto l´angoscia.
Un miracolo verrebbe da dire.
Invece no, non è stato un miracolo. Di più.
Dato l´allarme, nessuno si è risparmiato.
Vigili del fuoco, soccorso alpino, stella bianca, carabinieri, volontari,
volonterosi.
Centinaia di persone.
Unità cinofile ed elicotteri, cellule fotoelettriche, tende riscaldate,
megafoni, telefoni.
Inappuntabile la macchina dei soccorsi. Poderosa e fiduciosa di riuscire
a riconse-gnare ai genitori i due bambini.
Ma più forti di tutti, loro, Andrea e Luca, i due bambini, cosiddetti.
Che però ci dicono molte cose.
Per esempio, che è impressionante la forza d´animo, la volontà,
il coraggio di cui scopriamo di essere dotati fin da piccoli e che è
impressionante pure il calore che sviluppa il volersi bene.
Qualcuno penserà anche che se avessero avuto un telefonino tutto
si sarebbe risolto prima e con meno ansia. Forse. Noi in compenso non
avremmo capito niente.
E avremmo continuato a considerare due bambini, solo bambini.
Quanta energia sprechiamo invece, diventando grandi, per riuscire a rimanere
egoisticamente soli ? Per poi deprimerci. Sconsolati. Coi nostri potenti
mezzi.
di GIUSEPPE RASPADORI
Da L’Adige
del 19/10/2004
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...e
nella nostra giungla cosa se ne dice?
Leggendo la notizia apparsa
sui quotidiani, il mio pensiero è andato subito a B.-P. e a quanto
ha scritto nel Manuale dei Lupetti, al 9° Morso, dove commentando
un episodio accaduto alle Cascate del Niagara dice: “…
Cosa avreste fatto voi se vi foste trovati sul posto, dato che è
dovere di un Lupetto in casi simili di fare subito un piano e dimetterlo
in pratica?”.
Probabilmente Andrea e Luca hanno ripensato alle storie di Mowgli che
Akela aveva raccontato in Branco:
…temette di essere lasciato cadere, poi cominciò ad infuriarsi;
ma essendo in grado di fare qualcosa di meglio che lottare, alla fine
si mise a pensare…
e ancora
…Bagheera siediti tranquillo e rifletti! Fa un piano ….
… Ecco che c’è
una nuvola che avanza a coprire la luna: se fosse grande abbastanza potrei
tentare di scappare via finché dura l’oscurità. Ma
sono stanco”.
E poi Akela
aveva fatto notare come gli uomini per vivere avevano costruito prima
le case che erano diventati villaggi e quindi paesi e città in
luoghi dove ci fosse abbondanza d’acqua, possibilmente vicino a
un ruscello o un fiume da dove trarre l’acqua per bere, cucinare,
lavare e poi per la “Forza idraulica” da sfruttare per far
funzionare le macine dei mulini, il maglio il tornio dell’officina
meccanica, le turbine della centrale elettrica. Quindi aveva cercato un
luogo riparato dal vento e dal freddo e dove fosse facile comunicare con
gli altri paesi e quindi ecco perché i paesi e le città
sono situate a “fondo valle” e non in cima ad una montagna.
Ma oltre a queste cose si sono sicuramente ricordati delle Massime Lupetto
Il Lupetto apre occhi e orecchi
Il Lupetto è sempre di buon umore
E poi senz’altro avranno giovato loro tutti quei giochi fatti in
Tana o durante le Cacce: giochi di deduzione, di orientamento, di memoria,
grandi giochi fatti nel bosco........allora essere scout "serve"?
Certo lo Scautismo se è fatto bene e con lo spirito giusto serve
eccome!
Serve anche a dare un
lieto fine alle storie.
Serve anche a stupire gli adulti increduli.
Serve a diventare grandi.
Buona caccia!
Toni Covacic
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A proposito,
visto che lo Scautismo non si fa con le chiacchiere, ecco alcuni di quei
giochi:
ORIENTAMENTO DI NOTTE
Finalità. Dimostrare che senza bussola non è possibile
orientarsi di notte in luogo sconosciuto.
Materiale. Benda.
Regole. Il lupetto viene bendato (per simulare la notte); dopo
che ha preso tutte le misure e le precauzioni deve riuscire a mantenere
la direzione esatta attraversare il traguardo segnato da due pali. i presenti
non devono fa-re il minimo rumore che possa orientare il lupetto.
L’ASSALTO
NOTTURNO
Materiale. Una lampada, una torcia per ciascun Lupetto, necessario
per delimitare il campo degli esploratori.
Regole. Una tribù di indiani al calare delle tenebre assale
un campo di esploratori, richiamata da una lanterna che è posta
al centro del campo. Gli esploratori avvertiti dagli informatori si nascondono
pronti alla difesa. E-sploratori ed indiani si eliminano chiamandosi per
nome. Chi è preso va a farsi ridare la vita; se si chiamano i nomi
sbagliati si è ugualmente eliminati. Gli indiani vincono se riescono
a prendere il campo nemico e gli esploratori se riescono a impedire l’invasione;
Oppure vince chi ha avuto meno morti. Volendo, dopo un certo tempo, si
possono invertire i campi.
Attenzione:
i Lupetti hanno bisogno di andare a letto presto, pertanto non attardatevi
troppo, e soprattutto non fate fare i giochi notturni dopo che sono andati
a letto. |
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