INTERVISTA A EDUARDO MISSONI


Nell'ottica di un nuovo interesse e coinvolgimento nell'esperienza internazionale dell'Assoraider, il 6 maggio 2012 il Raid Risoluzione della Sezione Milano 2 ha incontrato Eduardo Missoni , docente di Management of International Institutions and NGOs presso l'Università Commerciale "Luigi Bocconi" di Milano e Segretario Generale WOSM dal 2004 al 2007.
…………., così il nostro progetto ha preso forma attorno all'idea di servizio, inteso come riscoperta di storie e conoscenze del mondo scaut, non solo prese da un "lontano passato", ma anche da una più prossima realtà contemporanea ancora in evoluzione.
Per queste e altre ragioni l'incontro con Eduardo Missoni, Fratello Scaut sempre gentile e disponibile, è stato per noi un punto d'inizio importante per raccontare una storia che ben simboleggia il nostro punto di partenza di un percorso che crediamo possa essere lungo e fruttuoso.


Raid Risoluzione
Sezione Milano 2 – ASSORAIDER


La nostra prima grande curiosità è capire quale sia la percezione dell'enorme realtà delle associazioni indipendenti da parte dello Scautismo - diciamo così - canonico. Ci si rende conto che ci siamo?

Credo che la percezione a livello globale dello Scautismo indipendente sia quella d'un fenomeno relativamente marginale. Se i numeri delle Organizzazioni principali sono nell'ordine di trenta milioni e rimane fuori qualche centinaio di migliaia di scaut, la questione è ininfluente e si ritiene che non ci sia – ma è discutibile - nemmeno una necessità di affrontarla finché non si raggiungono dimensioni significative.

Potremmo citare la situazione indiana, dove un'intera e numerosa associazione è fuoriuscita dal WOSM per entrare in WFIS?

Sì, ma è un fenomeno prettamente nazionale, come l'altro fenomeno di dimensione non indifferente - circoscritto comunque ad alcuni Stati europei – quello degli Scout d'Europa.
Nell’ottica di un Movimento unitario sarebbero fenomeni da seguire, ma il principio prevalente continua ad essere quello di un Organizzazione Mondiale come una “federazione” di organizzazioni nazionali ed è a quel livello che innanzitutto devono essere risolte le divergenze e costruito il dialogo.
La volontà di integrare il maggior numero possibile di associazioni nel WOSM naturalmente è sempre stata presente, ma è sempre stato ribadito che il riconoscimento deve passare attraverso un processo di inclusione/integrazione nazionale.
Almeno a partire dalla mia esperienza personale ritengo che la difficoltà di riconoscimento e integrazione non è necessariamente legata alle procedure imposte dal WOSM.
Il percorso per il riconoscimento di associazioni scaut in paesi dove ci sono più organizzazioni può essere piuttosto complesso.
Già da prima del mio mandato, in seno al Comitato Mondiale si è affermata la regola, secondo la quale per i paesi richiedenti l’affiliazione allo Scautismo mondiale, non sarebbero più state ammesse federazioni di più associazioni, ma una singola organizzazione nazionale nella quale si riconoscano tutte le componenti culturali, religiose etc.
Per esempio, l’ammissione dello Scautismo ucraino pose dei seri problemi. In quel paese c'erano due organizzazioni: una era in qualche modo il risultato della trasformazione dei Pionieri dell'ex-Repubblica Socialista Sovietica, mentre l'altra era un'associazione scaut molto conservatrice, nazionalista e risalente agli inizi del secolo, tenuta viva principalmente da coloro che erano rimasti all'estero (la cosiddetta diaspora) e che ne rivendicava quindi la continuità storica.
Il percorso di riconoscimento internazionale ad un certo punto subì uno stop, perché l’ammissione di una, ma non dell’altra avrebbe mantenuto aperta una ferita. Non permettendo la soluzione federativa, WOSM impose alle due associazioni di trovare una soluzione interna dei conflitti presentando una soluzione unitaria, che consentì l’ammissione dell’Ucraina. Probabilmente il meccanismo interno individuato rappresentava una soluzione fittizia essendo molto diffciile ricomporre burocraticamente delle profonde fratture di tipo ideologico e di visione del mondo.
Tuttavia in altri Paesi, come ad esempio in Burkina Faso, dove l’organizzazione nazionale sul modello francese era anch’essa una federazione è stato possibile ricomporre la divisione tra scaut cattolici e scaut musulmani, e giungere alla costituzione di una organizzazione nazionale unitaria. Fu il risultato di un paziente lavoro di Dominique Benard, allora uno dei miei vice cui diedi pieno mandato per prestare l’assistenza necessaria al processo di unificazione.
Un risultato simile per lo Scautismo italiano è ancora abbastanza distante, nonostante l’intensificata collaborazione tra le associazioni riconosciute (AGESCI e CNGEI) oltre il modello federativo di natura esclusivamente burocratica.

Più in piccolo, ma secondo modalità che potrebbero applicarsi alla realtà italiana, è stato il fenomeno ticinese.
La Svizzera ha una struttura particolarmente complessa in quanto Stato confederale. Ogni cantone ha realtà associative proprie tutte riunite poi nella federazione dello Scautismo svizzero. Nel Canton Ticino vi era una situazione sovrapponibile a quella italiana con uno Scautismo cattolico e uno Scautismo laico. Anche in quel caso, seppure solo a livello di Cantone, fu possibile giungere alla unificazione delle due anime in una sola associazione.

In altri casi ciò appare molto più difficile, perché l'idea di federazione è radicata nella storia e nella forma mentis di quelle associazioni.

Vale la pena ricordare, inoltre, che già B.-P. aveva ammesso l’esistenza di più associazioni scaut nel medesimo paese e la coesistenza di associazioni laiche ed altre confessionali, come nel caso della Francia.
Nella conferenza mondiale in Tunisia lanciammo un percorso di revisione della governance del WOSM, un vero profondo ripensamento e modernizzazione dell’organizzazione, un processo poi purtroppo strumentalizzato per fini diversi dopo la crisi. Nel documento di lavoro approvato dalla Conferenza Mondiale non si negava la Federazione di più associazioni nazionali, ma come percorso verso l’unificazione e vero momento di dialogo, di confronto sul metodo, in ogni caso non fermandosi alla Federazione come modalità puramente amministrativa.
In base alla prassi, che credo sia ancora in vigore, se si affermasse in Italia uno Scautismo musulmano costituendo un’autonoma associazione- come sta accadendo – quella nuova formazione potrebbe chiedere legittimamente l'adesione alla FIS. Infatti, l’attuale Federazione Italiana dello Scautismo include già un’associazione cattolica e una laica, ma non una musulmana. Non può essere invece ammessa una seconda associazione cattolica o laica, perché per entrambe quelle visioni del mondo esiste già una proposta associativa. Ciò aprirebbe probabilmente la strada, come già avvenuto in Francia, alla nascita di nuove associazione per scaut ebrei, buddisti e di qualsiasi altra confessione, aumentando la frammentazione e rendendo sempre piú difficile l’unificazione

Il moltiplicarsi di associazioni confessionali e comunque diverse rappresenta per me un fallimento dell' idea di universalità propria dello Scautismo.
Va riconosciuto che nel Regno Unito la Scout Association ha conservato la caratteristica della convivenza delle diverse confessioni nella stessa associazione. Probabilmente non solo per meriti propri, ma per la mancanza di spinte separatiste, promosse storicamente nei paesi latini dalla Chiesa cattolica.

L’esistenza delle Federazioni ha anche prodotto il paradosso del voto disgiunto tra componenti diverse della medesima delegazione nazionale alla Conferenza Scaut Mondiale. Quello fu infatti con molta probabilità un escamotage per ridurre la conflittualità al momento del voto all’interno delle delegazioni nazionali di realtà federate. Infatti la Costituzione del WOSM prevede sei delegati per realtà nazionale, tutti dotati di diritto di voto, anche disgiunto. Anche se, forse, questo sistema nasceva per tutelare il diritto di espressione delle associazioni minoritarie delle federazioni.

E' un meccanismo utilizzato anche in altre organizzazioni internazionali. Per esempio nell’ILO , dove per ogni delegazione nazionale è previsto il voto disgiunto delle tre componenti (governativa, imprenditoriale e sindacale) cosí che se necessario i sindacati votano con i sindacati e gli imprenditori con gli imprenditori nella difesa di interessi diversi, una logica che evidentemente appare quantomeno strana se applicata in una organizzazione di fratelli e sorelle.
Nella mia visione dello Scautismo, invece, il forte senso di unità e fratellanza che è insito nel metodo, si dovrebbe manifestare sin dalle forme e dalle modalità organizzative adottate da ogni organizzazione che voglia rappresentare e servire lo Scautismo (a tutti i livelli, da quello locale a quello mondiale).
Questo ci porta ad una considerazione di carattere generale: se un movimento che ha tra i suoi fondamentali la promozione della fratellanza universale dei suoi aderenti non è capace di ritrovarsi in un'associazione unica dove siano presenti tutte le diversità in dialogo tra loro, è improbabile che riesca credibilmente a proporsi come promotore del dialogo tra le diversità esterne al movimento.

L'impressione potrebbe essere quella di un'Organizzazione mondiale per nulla addentro alle realtà nazionali, quasi estranea e indifferente ad esse.

Sì, potrebbe... ma dobbiamo capire che il WOSM è l'organizzazione del Movimento Scaut non “l’Organizzazione Scout” ed è nella natura del Movimento la diversità delle opzioni, naturalmente nei limiti dei comuni riferimenti ideali e metodologici (che invece l’Organizzazione Mondiale dovrebbe garantire)

Pur affermando l’unità del Movimento tra i suoi obiettivi, gli organi globali non hanno voce in capitolo per quanto riguarda le politiche delle singole associazioni nazionali. Salvo la decisione di ammettere una nuova associazione o votarne l’espulsione nei casi in cui ritenga che quelle si siano discostate dai criteri stabiliti per l’ammissione, tra i quali l’aderenza agli obiettivi, i principi e al metodo scaut, come stabiliti nella costituzione. Storicamente quel tipo di interventi sono stati realizzati solo in casi estremi, nella prassi più comune le risoluzioni del WOSM hanno il valore di raccomandazioni che spetta alle realtà nazionali mettere in atto.

Potrei citare come esempio il caso dello scontro tra i Boy Scouts of America (BSA) – l’associazione scaut degli Stati Uniti d’America - e gli scaut svedesi della Svenska Scoutrådet, quando, anni fa, venne fuori il problema degli omosessuali nello Scautismo.
Negli USA c'erano state espulsioni e ricorsi anche sul piano legale, fino alla Corte Suprema di Giustizia, e gli svedesi chiesero provocatoriamente l'espulsione dei BSA dall’Organizzazione mondiale per quella condotta giudicata discriminatoria e pertanto in contrasto con i principi scaut.
Una crisi più profonda fu evitata grazie alla via d'uscita diplomatica individuata dal mio predecessore Jacques Moreillon, riducendo la questione ad un problema interno ai BSA, da risolvere in quella sede. Salvaguardando in linea di principio la posizione inclusiva e non discriminatoria del Movimento mondiale.

Questo "principio di non intervento" è comune a quasi tutte le realtà multilaterali, dove nella maggior parte dei casi sono eccezionali i meccanismi di enforcement e si privilegia il principio di non interferenza negli affari interni. Ovviamente, se si dovesse intervenire puntualmente sull'interpretazione dello Scautismo nei diversi Paesi, ci sarebbe una gran mole di lavoro da fare. Lavoro che in linea teorica è previsto dalla Costituzione del WOSM, la quale prevede ad esempio la notificazione da parte delle organizzazioni nazionali di ogni modifica dei fondamentali, come il testo della Promessa o della Legge - che sono parte integrante dei criteri di ammissione al WOSM e su cui il comitato costituzionale possa effettuare un controllo richiedendo eventualmente la revisione, affinché tutti i contenuti siano conformi ai principi generali disposti. Non mi risulta che tali modifiche siano sempre state regolarmente notificate e sottoposte al vaglio del WOSM, soprattutto da parte di associazioni maggiori, nei confronti delle quali il WOSM sembra avere sempre un certo timore a richiedere il rispetto delle regole.


Nel corso del tuo mandato come Segretario Generale del WOSM avrai indubbiamente avuto modo di metterti in contatto e collaborare con il WAGGGS . Che genere di rapporto intercorre tra le due organizzazioni?

Scautismo e guidismo sono il risultato di una separazione storica che in base a documenti e resoconti aneddotici non corrispondeva all’iniziale proposta di B.-P.
Si dice che Henrietta, la madre di B.-P., avesse suggerito al figlio l'inopportunità di riunire ragazzi e ragazze in una sola organizzazione basata su attività “maschili”, influenzandone la scelta della costituzione di un'organizzazione femminile parallela. Sappiamo che l’incarico fu affidato alla sorella Agnese, che non colse lo spirito innovatore del Movimento e riprodusse nel ramo femminile le caratteristiche tradizionali di altre organizzazioni per ragazze. Solo più tardi, quando Olave Baden-Powell, la moglie molto più giovane di lui, assunse la guida dell’Organizzazione scaut femminile si riuscì a enfatizzare anche in quella lo spirito, la novità e la rivoluzionaria intuizione di B.-P. Erano comunque due organizzazioni separate.

Oggi nulla dovrebbe impedire di valorizzare l’unitarietà del movimento scaut mondiale, salvaguardando le necessarie diversità attraverso eventuali modalità federative a livello delle strutture nazionali.
Dovremmo puntare con forza all'unificazione delle organizzazioni del movimento delle guide e degli scaut, accomunate dal riferimento allo stesso metodo, allo stesso fondatore, alla stessa promessa e alla stessa legge.

La verità è che il percorso di unificazione è reso impossibile dalla posizione assunta negli USA da BSA e GSA (Girls Scout of America) che "non si pigliano tra di loro": gli uni sono decisamente conservatori e seguono - per dirne una - politiche discriminatorie nei confronti del mondo omosessuale, le altre, al contrario, hanno una posizione molto più aperta e progressista, su quello e molti altri temi. Entrambe riportano quella tensione a livello mondiale, ostacolando processi di avvicinamento che vadano al di là della consultazione.

Tornando alla WAGGGS, è importante riconoscerne il ruolo di promozione e difesa della gender equality e dei diritti delle donne soprattutto in Paesi dove la società ha ancora un impianto fortemente maschilista, e dove le ragazze non potrebbero fare alcuna attività coi ragazzi, e trovandosi nella medesima organizzazione sarebero ridotte ad una posizione di subordine e servizio. Aspetti questi di cui anche una Organizazione mondiale unificata dovrebbe tener conto a livello nazionale.

Volendo riconoscere questo ruolo alla WAGGGS, molte associazioni per lo più europee, ma non solo, pur essendo ormai organizzazioni miste di guide e scaut scelgono di mantenere separata l’iscrizione dei due sessi ed iscrivono i ragazzi al WOSM e le ragazze al WAGGGS, e sono perciò identificate come SAGNO .
Così finiscono, però, per violare il diritto dei loro iscritti di appartenere alle stesse organizzazioni mondiali di cui la loro associazione nazionale appartiene. Infatti, le ragazze non possono accedere alle medesime opportunità dei ragazzi in seno alle attività del WOSM (con la notevole eccezione, concordata tra le due organizzazioni mondiali, del Jamboree) e, viceversa per i ragazzi rispetto al WAGGGS.
Questa è una contraddizione in relazione alla loro realtà nazionale dove maschi e femmine condividono la stessa organizzazione. La doppia appartenenza assicurata iscrivendo anche le ragazze al WOSM e anche i ragazzi al WAGGGS (nei limiti dei criteri di ammissione di quest’ultima) potrebbe essere peraltro un modo di sostenere il percorso di unificazione mondiale. Al momento attuale può essere solo una scelta delle organizzazioni nazionali più ricche visto che l’opzione obbliga al versamento di una quota doppia per ogni giovane che venga registrato in entrambe le organizzazioni mondiali, come hanno scelto di fare i finlandesi, ma nulla vieta che questo avvicinamento venga favorito da appositi incentivi concordati a livello mondiale, salvo naturalmente le opposizioni cui ho già fatto riferimento.

A proposito del tema delle posizioni scaut nei confronti degli omosessuali, possiamo ricordare il caso del tesseramento alle GSA di Bobby Montoya, un bimbo di 7 anni dichiaratemene transgender.

Non lo so, però non mi sorprenderebbe, perché le GSA hanno sempre avuto una visione diversa del mondo rispetto ai BSA.

Attualmente ricopri ancora un ruolo all'interno del Movimento Scout?

Non ho relazioni con l’Organizzazione Mondiale. Sono socio onorario dell'Associazione Guide e Scout del Cile, una tessera che ha un valore particolare per essermi stata offerta dopo aver lasciato l’incarico. In cuor mio avrei desiderato che una delle associazioni italiane mi avesse offerto un riconoscimento simile, invece di evitare per quanto possibile ogni riferimento alla mia persona per quieto vivere.

Non ho un rapporto attivo con le organizzazioni scout, ma mi sono sempre reso disponibile ad aiutare e a partecipare ai processi di crescita, di confronto, di riflessione, quando mi è stato chiesto, come hanno fatto le organizzazioni scout spagnole, quella cilena e realtà regionali e locali qui in Italia. Purtroppo, in Italia non ho mai ricevuto alcun invito da parte di associazioni nazionali riconosciute.

Non faccio differenze se è un gruppo, un clan o un reparto che chiede il mio aiuto. Purtroppo, non avrei il tempo di coinvolgermi come capo educatore, poiché faccio già abbastanza educazione a livello universitario, dove peraltro con i miei studenti adotto una dinamica molto scaut, cercando di stabilire un rapporto di fratello maggiore, piuttosto che di professore. Abbiamo creato anche dei momenti d’incontro e confronto molto aperti, che non mi sembra siano la regola, come invece a mio parere dovrebbe essere, in ambiente universitario. Gli studenti, anche quando condividono l’esperienza scaut, hanno molta difficoltà a riconoscerti come fratello maggiore in ambiente universitario.

Dedico molto tempo invece a un progetto chiamato Indaba-Network, nato proprio in risposta alla crisi del WOSM. Nel 2008, dopo essere stato costretto a lasciare l’incarico di Segretario Generale dello Scautismo mondiale, con Dominique Bénard, che per altro è stato mio vice nel WOSM e altri che ci vollero accompagnare avviammo una riflessione sulle esigenze dei giovani e su quale potesse essere il nostro contributo a partire da quanto avevamo imparato dall’esperienza precedente.

Decidemmo che non avremmo potuto abbandonare l'ideale che avevamo cercato di portare avanti all'interno dello Scautismo: un movimento di giovani impegnati sul piano sociale, nella difesa dei diritti, nella costruzione della pace, per il superamento dei conflitti, per la realizzazione della giustizia sociale e la difesa dell’ambiente.
Ritenevamo essenziale superare l'autoreferenzialità dello Scautismo, e favorire la contaminazione tra tutte le esperienze giovanili di trasformazione sociale, nel cui ambito lo Scautismo può e dovrebbe comunque giocare un ruolo importante. Si tratta di riconoscere il ruolo delle nuove generazioni e offrire loro mezzi e opportunità per cambiare il mondo a partire dalle esperienze locali, ma in un’ottica di sensibilità e condivisione del comune destino planetario (l’immagine è di Edgar Morin ) e quindi ricorrendo a strumenti di collegamento globale.

Con questi obiettivi lanciammo dunque indaba-network. Oggi una rete di poco più di quattrocento persone, distribuite però su diverse decine di paesi. Lavoriamo parallelamente in tre lingue (francese, inglese e spagnolo) cui stiamo per aggiungere l'italiano.

Che genere di strumenti state adoperando per raggiungere i vostri obiettivi?

Come dicevo l’idea è quella di un movimento glocale . Sosteniamo in modo particolare il lavoro di piccoli gruppi di giovani impegnati o che vogliano attivarsi nelle loro realtà locali. È evidente il debito col metodo scaut.
Il nostro target principale sono I giovani negli ultimi anni dell’adolescenza e della transizione all’età adulta. In ciò vedo un forte punto di contatto con le attività Raider da voi portate avanti. Quello è il periodo della vita in cui si fanno le grandi scelte e s’inizia a realizzare l’eventuale impegno sociale, economico, politico e civico.
Facciamo tesoro dell’approccio intergenerazionale dello Scautismo: anche i "diversamente giovani" come me, Dominique e altri che si mettono a disposizione di quei gruppi che sono impegnati a livello locale, suggerendo percorsi formativi e progetti culturali, ambientali, di economia sociale, educazione liberatrice e impegno civico, e fornendo strumenti di lavoro e assistenza di tipo tecnico e organizzativo, per lo più a distanza.

Poniamo ad esempio che un gruppo di ragazzi si interessi in modo particolare alla promozione dell’ambiente in Sardegna, prefiggendosi l'obiettivo di proteggere una zona specifica dall’erosione.

Il supporto di Indaba-network può avvenire su più livelli.

• Il primo è l’offerta passiva di conoscenze già strutturate sotto forma di manualetti, schede e altri supporti tecnici, che produciamo in anticipo sulla domanda e mettiamo disposizione gratuitamente.

• Il secondo livello, più interattivo, è la risposta specifica alle richieste di assistenza che ci pervengano dai gruppi. A tal fine mobilitiamo la nostra rete di conoscenze e esperti che si coinvolgono come volontari per dare delle risposte a distanza e fare coaching. Questo è un aspetto molto complesso da gestire.

Dominique, che dedica una gran parte del suo tempo a indaba-network si attiva per capire meglio i progetti e scegliere coloro che siano più idonei a seguirli. Uno spazio è interamente dedicato alla rete sociale. Quello è anche la vetrina dei progetti locali di modo da facilitare lo scambio di conoscenze e strumenti in rete. Poi c’è uno spazio informativo e di riflessione, un blog, che pubblica post che discute di volta in volta di argomenti di ordine globale, ma sempre ricercando le possibilità di risposta e coinvolgimento a livello locale...

Un Network Etico, dunque.

Esattamente ciò che ci prefiggiamo: un network dedicato alla trasformazione sociale e all'impegno etico, aderendo al quale si dichiara di credere in un insieme di valori enunciati nel nostro manifesto. Nessuno evidentemente può controllare l’effettiva osservanza, ma crediamo nell’etica della responsabilità sociale di ognuno.
La sede legale è in Francia, ma il gruppo di gestione (Management Team), tutti volontari, è distribuito per il mondo (Argentina, Italia, Svizzera, Francia, USA, Gran Bretagna e Irlanda). Miriam Sattolo, ad esempio che si è occupata del nostro sito, partecipa dall'Argentina. Tutte le nostre riunioni avvengono in video-conferenza.
Un'iniziativa tanto ambiziosa avrà pur qualche criticità.

La maggiore problematica incontrata è dovuta alla precarietà della comunicazione con molti dei ragazzi del nostro target: ragazzi di paesi più poveri, quasi sempre sprovvisti di Internet. Un’altra è quella di non aver ancora raggiunto una massa critica che ci consenta di raccogliere i fondi necessari. Ma ci stiamo attrezzando anche valorizzando le potenzialità della rete.
L’idea di far nascere dei “capitoli” nazionali o locali, sulla quale stiamo ragionando, oltre a promuovere rapporti di maggiore prossimità e collegamento privilegiato tra realtà omogenee, riteniamo possa favorire anche una raccolta fondi di tipo più tradizionale. Uno dei primi “capitoli” sarà quello italiano, visto che gli italiani, insieme agli argentini e ai francesi, costituiscono per il momento il gruppo numericamente più forte. Quindi speriamo che presto ci sarà anche il sito in italiano.

Ti stai avvalendo dell'aiuto di tuoi studenti?

Sì, alcuni ragazzi stanno collaborando proprio allo sviluppo del capitolo italiano. Abbiamo stabilito un rapporto di partenariato con un'iniziativa sociale della Bocconi (CERGASOCIALE) che consente agli studenti di partecipare al progetto indaba-network come parte di una internship curriculare.
CERGASOCIALE è appunto l’iniziativa lanciata dal CERGAS quest’anno per il coinvolgimento degli studenti in una ottantina di progetti d’intervento sociale con altrettante realtà ad essi correlate: ONG, ONLUS e associazioni di altro tipo disponibili a coinvolgere degli studenti. Tra queste Indaba-network. L’accordo con il CERGAS della Università Bocconi, ci permette di lavorare con quattro studenti per lo sviluppo di Indaba-network Italia anche con specifiche attività di marketing sociale orientato verso il pubblico italiano. Una delle studentesse coinvolte svilupperà su questo tema persino la tesi di laurea.

Non ritenete problematico gestire un sito quadrilingue?

Le pagine sono abbastanza equilibrate nei contenuti, perché i volontari traducono in autonomia. Per quanto riguarda i materiali tecnici preferiamo tradurre su richiesta. E' una grande sfida riuscire a farlo secondo un approccio open-source e wiki e non basandoci sull'investimento di capitali, come fanno quasi tutte le associazioni che se lo possono permettere. Noi pensiamo alla raccolta e all’uso dei fondi soprattutto per il sostegno alle iniziative locali. Purtroppo, in molti casi l’assistenza tecnica senza quella finanziaria necessaria agli investimenti locali non è sufficiente. Questo rappresenta un altro ostacolo considerevole, limitando per il momento il numero di progetti effettivamente assistiti...
Intratteniamo una corrispondenza continua, per assistere i giovani che spesso hanno buone idee, ma mancano delle conoscenze e dell’esperienza per realizzarle nel modo migliore, ma prima o poi un piccolo investimento diviene essenziale.

Per esempio un gruppo di ragazzi africani privi d'accesso a biblioteche e ad internet hanno pensato ad un progetto di "internet cafè-biblioteca" che possa servire anche come un accesso alla formazione nella comunità. E’ evidente che il progetto ha bisogno anche di sostegno economico almeno per gli investimenti iniziali. Anche per assicurare un’assistenza costante per seguire i progetti e collegare in rete gli esperti volontari, avremo prima o poi bisogno di risorse economiche. Ma siamo convinti che l’approccio wiki ed una grande rete di volontari debba rimanere la colonna portante di indaba-network. Per cui, più siamo meglio è.

Ciò è molto interessante per noi, perché obiettivamente la nostra esperienza raider trova dei punti di coincidenza, nel senso che l'idea del raiderismo è proprio quella di collocare giovani volontari alle soglie del mondo del lavoro.

In questo siamo molto simili. Certo, ci sono volontari che il lavoro ce l'hanno già e per loro è più la proiezione sociale a mancare, ma ce ne sono altri che devono trovarne uno che sia soddisfacente anche sul piano etico.
Noi cerchiamo percorsi etici perché abbiamo l’ambizione di contribuire alla costruzione di una società e un'economia nuove, dove senz'altro prevalgano gli aspetti di ricerca costante del bene comune rispetto alla pura ricerca del profitto di una società basata sulla crescita economica senza limiti, per definizione insostenibile in uno spazio finito che è l’unico pianeta che abbiamo.




Eduardo Missoni è un medico ed educatore italiano, attivo in numerose iniziative sociali. È stato segretario generale dell'Organizzazione Mondiale del Movimento Scout dal 1º aprile 2004 al 30 novembre 2007. E&P si è diffusamente occupato del suo allontanamento dalla carica su iniziativa dell’associazione scout statunitense.
 
 
da Esperienze e Progetti nr 196



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