IL
FINE DELLO SCAUTISMO
SCOPI
Verso la fine della vita, B.-P. riassunse gli scopi dello Scautismo con
queste parole:
“Nella formazione dei vostri Scouts riferitevi agli scopi ultimi
senza lasciarvi troppo assorbire dalle tappe intermedie.
“Non soverchiate l’aspetto morale con quello tecnico. La capacità
di campeggiare, di vivere nella natura, dell’esplorare, la buona
azione, la fraternità dei Jamboree, sono tutti mezzi, non fini.
“il fine è la PERSONALITÀ, con un preciso orientamento.
“E l’orientamento è che la generazione futura sia sana
in un mondo malato, e che attui la forma più alta del Servizio,
il servizio attivo dell’Amore e del Dovere verso Dio ed il prossimo.”
(1939)
PERSONALITÀ
“Personalità” è la parola che B.-P. ha costantemente
usato per spiegare scopi e finalità dello Scautismo. Cosa voleva
intendere con essa? La risposta può essere trovata nelle sue stesse
parole, questa volta in un passaggio scritto nel 1913. Stava discutendo
le funzioni educative dello scautismo.
“...la formazione ad alti ideali, alla fiducia in se stessi, al
senso del dovere, al rispetto di se e degli altri, in una parola, a quegli
attributi che costituiscono la Personalità .”
Queste
finalità non sono peculiari dello Scautismo, pur se va notata la
genialità nella scelta di qualità particolari.
Lo Scautismo si distingue per lo spirito ed il metodo.
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LO
SPIRITO DELLO SCAUTISMO
Tutti i tentativi
di definire uno spirito o un’etica sono destinati a fallire: l’essenza
dello spirito scout va ricercata nella Promessa e nella Legge.
LA
PROMESSA
Il ragazzo promette o giura sul proprio onore, di propria spontanea volontà,
di servire Dio, la patria, il prossimo. Tale servizio è definito
nella Legge scout.
Va in primo luogo notato che la promessa è un impegno volontario.
Se viene esercitata qualche pressione sul ragazzo perché entri
nello Scautismo, la sua Promessa non ha alcuna forza di vincolo morale.
Il fatto di scegliere liberamente lo situa in una responsabilità
personale che genera una grande forza. Vanno in secondo luogo sottolineate
le parole di B.-P. contenute nella Promessa (“sul mio onore”).
Egli riteneva che tra i nostri compiti più importanti vi fosse
quello di sviluppare nel ragazzo il senso dell’onore.
Su questo, scrisse, ”poggia tutto il comportamento e la disciplina
futuri dello Scout”. Il metodo per far crescere questa virtù
basilare non sono le prediche ma il trattare il ragazzo come un essere
responsabile, degno di fiducia. Fiducia richiama fiducia. Un terzo punto
da sottolineare è che B.-P. ha messo la frase “farò
del mio meglio” tra le parole iniziali della Promessa. Egli era
consapevole di quale grande sfida fossero la Legge e la Promessa non solo
per il ragazzo ma per tutti noi, e perciò ha messo l’obbligazione
ad un livello tale che chi l’assume possa capire che, per arduo
che sia l’impegno, per rispettarlo è sufficiente che faccia
del proprio meglio.
DOVERE
VERSO DIO
Il dovere verso Dio è un’obbligo fondamentale di ogni Scout.
Nel Movimento scout è pienamente rispettata la confessione religiosa
dello Scout: ci si attende che compia, e ne è incoraggiato, i propri
doveri religiosi. Quegli Scouts che non appartengono ad alcuna confessione
vengono introdotti al pensiero religioso dalle preghiere recitate nelle
riunioni scout o dai servizi religiosi scout.
LEALTÀ
(FEDELTÀ)
Lo Scout è fedele al proprio paese e lo serve al meglio delle sue
capacità, secondo la sua condizione. Così come lo Scautismo
non prescrive alcuna forma di religione, così non fa riferimento
ad alcuna ideologia politica: la sua formazione civica non ha nulla da
spartire con i partiti politici. E’ compito del cittadino adulto
(in quanto tale e non in quanto scout) stabilire quale forma debba assumere
il proprio dovere verso la comunità.
LA
LEGGE
La Legge scout espone con linguaggio piano il codice di condotta che è
la base del buon civismo. Presenta al ragazzo, con affermazioni positive,
non negative, virtù e doveri quali l’onore, la capacità
di servizio, di amicizia, la cortesia, l’obbedienza, l’allegria,
la frugalità e la purezza. Il mezzo concreto per raggiungere realmente
questi obbiettivi è la vita di Reparto: la buona azione quotidiana
è l’avvio di un abitudine di attenzione per gli altri.
IL
MOTTO
Il motto scout “Sii pronto” è un altro memento per
lo Scout che la sua Promessa e la Legge sono cose reali. Progredendo nella
sua formazione egli si prepara ad essere utile per gli altri: impara a
sapersela cavare da solo e a conservare la calma in situazioni di emergenza
per poter dare una mano agli altri.
IL
SORRISO
Un elemento essenziale dello spirito scout (e quanto frequentemente ce
lo ricordava B.-P.) è il buonumore. Fin dall’inizio ci raccomandò
di non prenderci “troppo maledettamente sul serio”, mettendoci
in guardia che se lo Scautismo avesse perduto la risata, avrebbe perso
la sua attrattiva ed il successo. “Lo Scautismo”, amava ripetere,
“è un gioco”.
MOLTEPLICITÀ
Un’ulteriore elemento importante che non può essere facilmente
definito viene espresso da questa frase di B.-P.: “la fresca eccitazione
delle rinnovantesi avventure”. Questo amore per l’imprevisto
è il distintivo dello Scout autentico. “In una sede scout
mi serve a poco un sistema di ordinarietà prefabbricate”.
Questo è il motivo per cui egli ha insistito sulla fantasia creativa
del Capo.
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LE
ATTIVITÀ DELLO SCAUTISMO
ATTRATTIVA
Il progetto educativo pensato da B.-P. si fonda sull’utilizzazione
delle preferenze spontanee del ragazzo come guida per le attività
che lo attraggano e lo prendano. Nell’aprile del 1922 egli ha scritto:
“Ricavate da loro stessi, ascoltando od interrogando, quali attività
li suggestionano maggiormente, e poi stimate quanto esse facciano al caso
vostro, vale a dire se sono giovevoli per i ragazzi.”
Bisogna fare attenzione al “se giovano ai ragazzi”. In ciò
consiste la grande responsabilità del Capo: scegliere sentendo
il ragazzo e d’accordo con lui, le attività più confacenti
alla nostra formazione. In questa materia noi abbiamo la guida dello Scouting
for Boys, ma B.-P. non ha mai preteso che il libro provvedesse a tutto:
egli stesso tirava fuori in continuazione delle idee per nuove attività
e voleva che i capi fossero, come lui, costantemente alla ricerca di modi
nuovi per attrarre ed avvincere i ragazzi.
I
tempi nuovi portano nuove possibilità ed il Capo deve essere attento
all’evoluzione dell’oggi, ma non a costo di scaricare le attrattive
di sempre. Due di queste sono le essenziali:
I.
VITA ALL’APERTO
Lo Scautismo genuino si è sempre richiamato all’elemento
del vagabondo, del pioniere, dell’esploratore, che è parte
della nostra natura ed è maggiormente evidente nell’adolescente.
Da ciò il significato della frase introduttiva della “spiegazione
dello Scautismo” di B.-P. nello Scouting for Boys :
“Con il termine scouting in questo libro si intendono il lavoro
e le doti dei pionieri, degli esploratori e degli uomini di frontiera”.
Lo
Scautismo è un movimento della vita all’aperto, sua caratteristica
essenziale . Ogni qualvolta le condizioni ci costringano al chiuso (sia
il clima, sia l’oscurità o la collocazione in città)
dobbiamo sempre considerarla una soluzione di ripiego e mai come una variante
soddisfacente dell’elemento autentico. Una sede è necessaria
per diversi motivi, ma lo Scautismo non può prendere il via da
una stanza: il suo vero scenario sono la campagna, i boschi, i territori
aperti.
II.
PROGRESSIONE
L’adolescente ama sentire che progredisce in abilità e nella
conoscenza di cose pratiche. B.-P. venne incontro a questo desiderio attraverso
il sistema dei distintivi, che è parte integrante dello Scautismo.
Ci sono distintivi di efficienza: esploratore semplice, seconda classe,
prima classe, per lo sviluppo globale delle conoscenze dello scout; altri
distintivi incoraggiano ad acquisire delle conoscenze utili per il servizio
alla comunità; altri ancora perfezionano le capacità di
vita all’aperto; ed altri si propongono come attività ed
interessi di tempo libero. L’ampia scelta offerta non sta ad incoraggiare
la conquista di molti distintivi, ma si propone di offrire occasioni che
stimolino il progresso anche del ragazzo meno dotato, aiutandolo a scoprire
le proprie doti.
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IL
METODO SCOUT
UNICO
L’unica edizione dello Scautismo è il metodo di formazione
inventato e perfezionato da B.-P.. Egli lo ha maturato durante la sua
esperienza di addestramento dei soldati esploratori in India ed in Africa.
Scoperse allora che erano necessarie le doti di personalità quali
lo spirito di iniziativa, di fiducia in se stessi ed affidabilità,
e che lo sviluppo di tali qualità non solo rendeva più interessante
l’addestramento, ma fortificava il carattere.
La lezione imparata in questo campo fu successivamente applicata da B.-P.
alla formazione giovanile.
IL
SISTEMA DELLE SQUADRIGLIE
La chiave del successo è il sistema delle squadriglie che, per
dirla con le parole di B.-P., è “mettere i ragazzi in bande
permanenti sotto la guida di uno di essi, così com’è
nelle loro organizzazioni spontanee per fare birichinate o per divertirsi.
La squadriglia, da sei a otto ragazzi, ha la giusta dimensione perché
ciascuno senta di avere un ruolo personale come ‘uno della banda’.
Ogni singolo in squadriglia viene responsabilizzato, sia in sede che al
campo, partecipando con compiti precisi alla riuscita del lavoro comune.”
Sotto la guida del caposquadriglia, che esercita con continuità
la sua responsabilità personale, la squadriglia progredisce attraverso
una sana competizione con le altre squadriglie: diventa una famiglia in
cui la lealtà è il cemento. Discutendo come migliorare l’efficienza,
gli Scouts imparano l’arte del vivere in comunità e del dare
e prendere il necessario negli affari comuni. E’ il “tutti
per uno ed uno per tutti”.
Nella Corte d’onore e nel Consiglio capi, quando i capisquadriglia
si riuniscono per discutere del reparto, si realizza, quasi impercettibilmente,
un ulteriore passo in avanti nella formazione alla vita democratica che
è la caratteristica del civismo pieno.
UN’IDEA
DIFFICILE
Non sorprende che B.-P. abbia dovuto spiegare ripetutamente il senso del
sistema delle squadriglie. Il metodo usuale di insegnamento alterna periodi
di lezione orale e di lettura.
L’istruttore torna a casa convinto di aver fatto qualcosa, ma la
cosa da domandarsi è: lo Scout ha fatto qualcosa? Ha contribuito
di suo alla cosa, in modo da progredire in capacità e carattere?
UN
METODO NON DI MASSA
B.-P. fu fortemente, perfino duramente, contrario ai metodi di addestramento
di massa.
Parlando dei campi scout diceva: “I campi degli Scouts devono essere
piccoli, di un solo Reparto, ed ogni squadriglia deve avere la propria
tenda ad una certa distanza dalle altre. Questo per sviluppare la responsabilità
del caposquadriglia per la propria unità particolare.”
Ed aggiungeva di non saper che farsene dell’addestramento formale.
Nello Scouting for Boys scriveva: “La disciplina militare tende
a distruggere l’individualità, mentre negli Scouts noi vogliamo
far crescere la personalità individuale. E una volta imparati i
movimenti, l’addestramento formale annoia il ragazzo che vuole essere
trascinato in una qualsiasi impresa, smorza il suo entusiasmo. Il nostro
scopo è di fare dei nostri Scouts dei giovani pionieri e non una
imitazione di soldati.”
B.-P. riconosceva che qualche esercitazione è necessaria per far
sì che gli Scouts “sappiano presentarsi come si deve muovendosi
assieme con eleganza, quando è necessario”. Ma ciò
è molto diverso da un esercizio di ordine chiuso abitudinario.
Egli disse, ancora, ai Capi: ”Insistete sulla disciplina e nell’ubbidienza
rigorosa e pronta nelle piccole cose; consentite loro di schiamazzare
solo quando gliene date il permesso, cosa buona a farsi di tanto in tanto.”
Anche per la formazione fisica egli ha preferito accentuare il fatto di
rendere il ragazzo ”responsabile direttamente del suo sviluppo fisico
con esercizi personali ed attività fatte da solo nel tempo libero”.
L’attività scout all’aperto è il modo naturale
per promuovere salute e benessere.
Torniamo ora al sistema di squadriglia: “la chiave del successo”,
come lo chiamava B.-P.. Con tale sistema si assicura ad ogni Scout un
trattamento individualizzato e il crescente senso di responsabilità
e di autosufficienza divengono elementi preziosi di civismo.
SCAUTISMO MONDIALE
Lo Scautismo
non è stato progettato come sistema di formazione universale, ma
le idee e il metodo messi assieme da B.-P. hanno dato prova di una validità
ben più vasta di quella da lui immaginata. Paese dopo paese hanno
trovato che lo Scautismo attrae i ragazzi come nessun altro tipo di formazione
è stato capace di fare. E’ stato così forgiato un
ulteriore legame di unione tra i popoli.
Sono necessari ed inevitabili degli aggiustamenti dei dettagli e dell’organizzazione
per adattarli alle condizioni nazionali, ma lo Scautismo può essere
riconosciuto come genuino laddove possiede i caratteri fin qui puntualizzati:
1. una Promessa libera ed una Legge di condotta;
2. un programma progressivo ed attraente di attività all’aperto;.
3. un sistema di distintivi che attirino in avanti lo Scout;
4. una formazione del carattere basata sul sistema delle squadriglie.
LA LEGGE
SCOUT
La
legge scout formulata da B.-P. è alla base della vita di ogni scout.
Il suo testo letterale ha solo delle piccole variazioni nei vari paesi.
Qui la si riporta, riassunta in quel che è conosciuto come ‘inglese
basico’, pur non essendo la versione ufficiale di alcuna Associazione.
1. Lo Scout mantiene
la parola ed è genuino.
2. Lo Scout è fedele al proprio paese, a suo padre e sua madre,
al suo capo, ai suoi datori di lavoro ed ai suoi sottoposti.
3. Lo Scout si rende utile ed aiuta gli altri.
4. Lo Scout è amico di tutti e fratello di ogni altro scout, di
qualsiasi paese, religione o condizione di nascita l’altro possa
essere.
5. Lo Scout è gentile e rispetta gli altri.
6. Lo Scout è amico degli animali.
7. Lo Scout fa ciò che gli viene ordinato dai superiori, senza
discutere.
8. Lo Scout resta sorridente e fischietta qualsiasi cosa lo turbi.
9. Lo Scout fa buon uso del suo tempo, del denaro e di qualsiasi cosa
possiede.
10. Lo Scout è puro di pensiero, parole ed azioni.
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