I FONDAMENTI DEL METODO SCOUT
Questa è la traduzione di “Fundamentals of the Scout Method” edito dal Boy Scouts International Bureau, nel 1947, con edizioni successive fino al 1956.
È stata un po’ la Bibbia dello Scautismo Mondiale, nata anche dalle verifiche offerte dal Jamboree della Pace (Moisson 1947).
Ha rappresentato una pietra di paragone per le diverse associazioni nazionali e pensiamo che ancora oggi abbia un valore sostanziale di unità per l’intero Movimento e di stimolo alla riflessione sul metodo scout.

INTRODUZIONE
Questa spiegazione dei principi basilari dello Scautismo si limita a considerare il nucleo originario del movimento: gli Esploratori, nell’età tra gli 11 e i 17 anni. Le estensioni del progetto per venire incontro alle necessità dei più giovani o dei più anziani, non intaccano l’importanza fondamentale dell’idea centrale attorno alla quale si è sviluppato tutto il Movimento. Né vengono presi in considerazione gli aspetti organizzativi: sia sufficiente notare che il principio stabilito da B.-P. è quello del decentramento.
Quanto viene detto in queste pagine è un tentativo di rispondere alla domanda importante:


“QUALI SONO I PRINCIPI ESSENZIALI DELLO SCAUTISMO?”

IL PERCHÉ DI QUESTA DEFINIZIONE

Alcuni principi del metodo scout possono trovarsi impiegati, in varie combinazioni, in altre forme di educazione giovanile: è la sintesi di questi principi che distingue lo Scautismo da ogni altro movimento.
L’abbandono di uno o più di essi può risolversi in un movimento nuovo, non più in linea con le idee formulate da B.-P. nello Scouting for Boys (1908) e da lui spiegate e sviluppate negli scritti e discorsi successivi.
Egli ritenne necessario insistere a spiegare ed applicare queste idee perché molti Capi non avevano capito (ed alcuni ancora non le capiscono) le implicazioni pratiche dei principi, oppure si concentravano su di un solo aspetto per non aver compreso che tutti si combinano in un assieme unico. E’ necessario ancora oggi insistere a spiegare tali principi: la voce del Fondatore è silente, ma il suo insegnamento persiste nei suoi scritti e nell’esperienza dei suoi primi seguaci. Ora una nuova generazione si affaccia a gestire l’impresa. E’ essenziale che anche costoro comprendano a fondo l’insegnamento di B.-P.

IL FINE DELLO SCAUTISMO

SCOPI
Verso la fine della vita, B.-P. riassunse gli scopi dello Scautismo con queste parole:
“Nella formazione dei vostri Scouts riferitevi agli scopi ultimi senza lasciarvi troppo assorbire dalle tappe intermedie.
“Non soverchiate l’aspetto morale con quello tecnico. La capacità di campeggiare, di vivere nella natura, dell’esplorare, la buona azione, la fraternità dei Jamboree, sono tutti mezzi, non fini.
“il fine è la PERSONALITÀ, con un preciso orientamento.
“E l’orientamento è che la generazione futura sia sana in un mondo malato, e che attui la forma più alta del Servizio, il servizio attivo dell’Amore e del Dovere verso Dio ed il prossimo.” (1939)

PERSONALITÀ
“Personalità” è la parola che B.-P. ha costantemente usato per spiegare scopi e finalità dello Scautismo. Cosa voleva intendere con essa? La risposta può essere trovata nelle sue stesse parole, questa volta in un passaggio scritto nel 1913. Stava discutendo le funzioni educative dello scautismo.
“...la formazione ad alti ideali, alla fiducia in se stessi, al senso del dovere, al rispetto di se e degli altri, in una parola, a quegli attributi che costituiscono la Personalità .”

Queste finalità non sono peculiari dello Scautismo, pur se va notata la genialità nella scelta di qualità particolari.
Lo Scautismo si distingue per lo spirito ed il metodo.

LO SPIRITO DELLO SCAUTISMO

Tutti i tentativi di definire uno spirito o un’etica sono destinati a fallire: l’essenza dello spirito scout va ricercata nella Promessa e nella Legge.

LA PROMESSA
Il ragazzo promette o giura sul proprio onore, di propria spontanea volontà, di servire Dio, la patria, il prossimo. Tale servizio è definito nella Legge scout.
Va in primo luogo notato che la promessa è un impegno volontario. Se viene esercitata qualche pressione sul ragazzo perché entri nello Scautismo, la sua Promessa non ha alcuna forza di vincolo morale. Il fatto di scegliere liberamente lo situa in una responsabilità personale che genera una grande forza. Vanno in secondo luogo sottolineate le parole di B.-P. contenute nella Promessa (“sul mio onore”). Egli riteneva che tra i nostri compiti più importanti vi fosse quello di sviluppare nel ragazzo il senso dell’onore.
Su questo, scrisse, ”poggia tutto il comportamento e la disciplina futuri dello Scout”. Il metodo per far crescere questa virtù basilare non sono le prediche ma il trattare il ragazzo come un essere responsabile, degno di fiducia. Fiducia richiama fiducia. Un terzo punto da sottolineare è che B.-P. ha messo la frase “farò del mio meglio” tra le parole iniziali della Promessa. Egli era consapevole di quale grande sfida fossero la Legge e la Promessa non solo per il ragazzo ma per tutti noi, e perciò ha messo l’obbligazione ad un livello tale che chi l’assume possa capire che, per arduo che sia l’impegno, per rispettarlo è sufficiente che faccia del proprio meglio.

DOVERE VERSO DIO
Il dovere verso Dio è un’obbligo fondamentale di ogni Scout. Nel Movimento scout è pienamente rispettata la confessione religiosa dello Scout: ci si attende che compia, e ne è incoraggiato, i propri doveri religiosi. Quegli Scouts che non appartengono ad alcuna confessione vengono introdotti al pensiero religioso dalle preghiere recitate nelle riunioni scout o dai servizi religiosi scout.

LEALTÀ (FEDELTÀ)
Lo Scout è fedele al proprio paese e lo serve al meglio delle sue capacità, secondo la sua condizione. Così come lo Scautismo non prescrive alcuna forma di religione, così non fa riferimento ad alcuna ideologia politica: la sua formazione civica non ha nulla da spartire con i partiti politici. E’ compito del cittadino adulto (in quanto tale e non in quanto scout) stabilire quale forma debba assumere il proprio dovere verso la comunità.

LA LEGGE
La Legge scout espone con linguaggio piano il codice di condotta che è la base del buon civismo. Presenta al ragazzo, con affermazioni positive, non negative, virtù e doveri quali l’onore, la capacità di servizio, di amicizia, la cortesia, l’obbedienza, l’allegria, la frugalità e la purezza. Il mezzo concreto per raggiungere realmente questi obbiettivi è la vita di Reparto: la buona azione quotidiana è l’avvio di un abitudine di attenzione per gli altri.

IL MOTTO
Il motto scout “Sii pronto” è un altro memento per lo Scout che la sua Promessa e la Legge sono cose reali. Progredendo nella sua formazione egli si prepara ad essere utile per gli altri: impara a sapersela cavare da solo e a conservare la calma in situazioni di emergenza per poter dare una mano agli altri.

IL SORRISO
Un elemento essenziale dello spirito scout (e quanto frequentemente ce lo ricordava B.-P.) è il buonumore. Fin dall’inizio ci raccomandò di non prenderci “troppo maledettamente sul serio”, mettendoci in guardia che se lo Scautismo avesse perduto la risata, avrebbe perso la sua attrattiva ed il successo. “Lo Scautismo”, amava ripetere, “è un gioco”.

MOLTEPLICITÀ
Un’ulteriore elemento importante che non può essere facilmente definito viene espresso da questa frase di B.-P.: “la fresca eccitazione delle rinnovantesi avventure”. Questo amore per l’imprevisto è il distintivo dello Scout autentico. “In una sede scout mi serve a poco un sistema di ordinarietà prefabbricate”. Questo è il motivo per cui egli ha insistito sulla fantasia creativa del Capo.

LE ATTIVITÀ DELLO SCAUTISMO

ATTRATTIVA
Il progetto educativo pensato da B.-P. si fonda sull’utilizzazione delle preferenze spontanee del ragazzo come guida per le attività che lo attraggano e lo prendano. Nell’aprile del 1922 egli ha scritto:
“Ricavate da loro stessi, ascoltando od interrogando, quali attività li suggestionano maggiormente, e poi stimate quanto esse facciano al caso vostro, vale a dire se sono giovevoli per i ragazzi.”
Bisogna fare attenzione al “se giovano ai ragazzi”. In ciò consiste la grande responsabilità del Capo: scegliere sentendo il ragazzo e d’accordo con lui, le attività più confacenti alla nostra formazione. In questa materia noi abbiamo la guida dello Scouting for Boys, ma B.-P. non ha mai preteso che il libro provvedesse a tutto: egli stesso tirava fuori in continuazione delle idee per nuove attività e voleva che i capi fossero, come lui, costantemente alla ricerca di modi nuovi per attrarre ed avvincere i ragazzi.

I tempi nuovi portano nuove possibilità ed il Capo deve essere attento all’evoluzione dell’oggi, ma non a costo di scaricare le attrattive di sempre. Due di queste sono le essenziali:

I. VITA ALL’APERTO
Lo Scautismo genuino si è sempre richiamato all’elemento del vagabondo, del pioniere, dell’esploratore, che è parte della nostra natura ed è maggiormente evidente nell’adolescente. Da ciò il significato della frase introduttiva della “spiegazione dello Scautismo” di B.-P. nello Scouting for Boys :
“Con il termine scouting in questo libro si intendono il lavoro e le doti dei pionieri, degli esploratori e degli uomini di frontiera”.

Lo Scautismo è un movimento della vita all’aperto, sua caratteristica essenziale . Ogni qualvolta le condizioni ci costringano al chiuso (sia il clima, sia l’oscurità o la collocazione in città) dobbiamo sempre considerarla una soluzione di ripiego e mai come una variante soddisfacente dell’elemento autentico. Una sede è necessaria per diversi motivi, ma lo Scautismo non può prendere il via da una stanza: il suo vero scenario sono la campagna, i boschi, i territori aperti.

II. PROGRESSIONE
L’adolescente ama sentire che progredisce in abilità e nella conoscenza di cose pratiche. B.-P. venne incontro a questo desiderio attraverso il sistema dei distintivi, che è parte integrante dello Scautismo. Ci sono distintivi di efficienza: esploratore semplice, seconda classe, prima classe, per lo sviluppo globale delle conoscenze dello scout; altri distintivi incoraggiano ad acquisire delle conoscenze utili per il servizio alla comunità; altri ancora perfezionano le capacità di vita all’aperto; ed altri si propongono come attività ed interessi di tempo libero. L’ampia scelta offerta non sta ad incoraggiare la conquista di molti distintivi, ma si propone di offrire occasioni che stimolino il progresso anche del ragazzo meno dotato, aiutandolo a scoprire le proprie doti.

IL METODO SCOUT

UNICO
L’unica edizione dello Scautismo è il metodo di formazione inventato e perfezionato da B.-P.. Egli lo ha maturato durante la sua esperienza di addestramento dei soldati esploratori in India ed in Africa. Scoperse allora che erano necessarie le doti di personalità quali lo spirito di iniziativa, di fiducia in se stessi ed affidabilità, e che lo sviluppo di tali qualità non solo rendeva più interessante l’addestramento, ma fortificava il carattere.
La lezione imparata in questo campo fu successivamente applicata da B.-P. alla formazione giovanile.

IL SISTEMA DELLE SQUADRIGLIE
La chiave del successo è il sistema delle squadriglie che, per dirla con le parole di B.-P., è “mettere i ragazzi in bande permanenti sotto la guida di uno di essi, così com’è nelle loro organizzazioni spontanee per fare birichinate o per divertirsi. La squadriglia, da sei a otto ragazzi, ha la giusta dimensione perché ciascuno senta di avere un ruolo personale come ‘uno della banda’.
Ogni singolo in squadriglia viene responsabilizzato, sia in sede che al campo, partecipando con compiti precisi alla riuscita del lavoro comune.”
Sotto la guida del caposquadriglia, che esercita con continuità la sua responsabilità personale, la squadriglia progredisce attraverso una sana competizione con le altre squadriglie: diventa una famiglia in cui la lealtà è il cemento. Discutendo come migliorare l’efficienza, gli Scouts imparano l’arte del vivere in comunità e del dare e prendere il necessario negli affari comuni. E’ il “tutti per uno ed uno per tutti”.
Nella Corte d’onore e nel Consiglio capi, quando i capisquadriglia si riuniscono per discutere del reparto, si realizza, quasi impercettibilmente, un ulteriore passo in avanti nella formazione alla vita democratica che è la caratteristica del civismo pieno.

UN’IDEA DIFFICILE
Non sorprende che B.-P. abbia dovuto spiegare ripetutamente il senso del sistema delle squadriglie. Il metodo usuale di insegnamento alterna periodi di lezione orale e di lettura.
L’istruttore torna a casa convinto di aver fatto qualcosa, ma la cosa da domandarsi è: lo Scout ha fatto qualcosa? Ha contribuito di suo alla cosa, in modo da progredire in capacità e carattere?

UN METODO NON DI MASSA
B.-P. fu fortemente, perfino duramente, contrario ai metodi di addestramento di massa.
Parlando dei campi scout diceva: “I campi degli Scouts devono essere piccoli, di un solo Reparto, ed ogni squadriglia deve avere la propria tenda ad una certa distanza dalle altre. Questo per sviluppare la responsabilità del caposquadriglia per la propria unità particolare.”
Ed aggiungeva di non saper che farsene dell’addestramento formale. Nello Scouting for Boys scriveva: “La disciplina militare tende a distruggere l’individualità, mentre negli Scouts noi vogliamo far crescere la personalità individuale. E una volta imparati i movimenti, l’addestramento formale annoia il ragazzo che vuole essere trascinato in una qualsiasi impresa, smorza il suo entusiasmo. Il nostro scopo è di fare dei nostri Scouts dei giovani pionieri e non una imitazione di soldati.”
B.-P. riconosceva che qualche esercitazione è necessaria per far sì che gli Scouts “sappiano presentarsi come si deve muovendosi assieme con eleganza, quando è necessario”. Ma ciò è molto diverso da un esercizio di ordine chiuso abitudinario. Egli disse, ancora, ai Capi: ”Insistete sulla disciplina e nell’ubbidienza rigorosa e pronta nelle piccole cose; consentite loro di schiamazzare solo quando gliene date il permesso, cosa buona a farsi di tanto in tanto.”
Anche per la formazione fisica egli ha preferito accentuare il fatto di rendere il ragazzo ”responsabile direttamente del suo sviluppo fisico con esercizi personali ed attività fatte da solo nel tempo libero”. L’attività scout all’aperto è il modo naturale per promuovere salute e benessere.
Torniamo ora al sistema di squadriglia: “la chiave del successo”, come lo chiamava B.-P.. Con tale sistema si assicura ad ogni Scout un trattamento individualizzato e il crescente senso di responsabilità e di autosufficienza divengono elementi preziosi di civismo.

SCAUTISMO MONDIALE
Lo Scautismo non è stato progettato come sistema di formazione universale, ma le idee e il metodo messi assieme da B.-P. hanno dato prova di una validità ben più vasta di quella da lui immaginata. Paese dopo paese hanno trovato che lo Scautismo attrae i ragazzi come nessun altro tipo di formazione è stato capace di fare. E’ stato così forgiato un ulteriore legame di unione tra i popoli.
Sono necessari ed inevitabili degli aggiustamenti dei dettagli e dell’organizzazione per adattarli alle condizioni nazionali, ma lo Scautismo può essere riconosciuto come genuino laddove possiede i caratteri fin qui puntualizzati:
1. una Promessa libera ed una Legge di condotta;
2. un programma progressivo ed attraente di attività all’aperto;.
3. un sistema di distintivi che attirino in avanti lo Scout;
4. una formazione del carattere basata sul sistema delle squadriglie.

LA LEGGE SCOUT

La legge scout formulata da B.-P. è alla base della vita di ogni scout. Il suo testo letterale ha solo delle piccole variazioni nei vari paesi. Qui la si riporta, riassunta in quel che è conosciuto come ‘inglese basico’, pur non essendo la versione ufficiale di alcuna Associazione.

1. Lo Scout mantiene la parola ed è genuino.
2. Lo Scout è fedele al proprio paese, a suo padre e sua madre, al suo capo, ai suoi datori di lavoro ed ai suoi sottoposti.
3. Lo Scout si rende utile ed aiuta gli altri.
4. Lo Scout è amico di tutti e fratello di ogni altro scout, di qualsiasi paese, religione o condizione di nascita l’altro possa essere.
5. Lo Scout è gentile e rispetta gli altri.
6. Lo Scout è amico degli animali.
7. Lo Scout fa ciò che gli viene ordinato dai superiori, senza discutere.
8. Lo Scout resta sorridente e fischietta qualsiasi cosa lo turbi.
9. Lo Scout fa buon uso del suo tempo, del denaro e di qualsiasi cosa possiede.
10. Lo Scout è puro di pensiero, parole ed azioni.

da Esperienze e Progetti nr 162



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