Racconti
al fuoco di bivacco |
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IL
SARCHIAPONE |
L’antefatto |
Molti
ricordano il famoso sketch televisivo di Walter Chiari sui « Sarchiaponi
» e credono ancora che questo strano animale sia solo una pura invenzione
del simpatico attore. Sbagliato!
I sarchiaponi esistono realmente e noi abbiamo saputo da fonti solitamente
ben informate che l’ispirazione per la scenetta comica nacque da
una notizia giornalistica.
Un famoso settimanale di quei tempi, « La Tribuna Illustrata »,
scrisse infatti che una coppia di misteriosi animali, catturata dopo lunghi
appostamenti nel Sud America, era fuggita dalla gabbia, durante il trasferimento
verso Bologna, ove era attesa, per essere studiata nella locale facoltà
di zoologia dell’Università, da un’équipe di
scienziati guidata dal celebre professor Ghigi.
Poiché si trattava di una specie di animali molto rara, difficilissima
da avvicinare e ancor più da catturare, il dispiacere per la perdita
fu molto grande.
La cattura dei due esemplari, maschio e femmina, era avvenuta per pura
fortuna ad opera d’indigeni espertissimi ma anche molto timorosi,
poiché quegli animali godono di una cattiva reputazione per la
loro cattiveria, per la loro mole e ancor più perché porterebbero
disgrazia e sfortuna.
Non si ritenne quindi possibile riorganizzare una spedizione che tentasse
una nuova cattura in America e si cercò solo di recuperare i due
rarissimi esemplari, con alcune battute di caccia, senza successo, nella
zona del fiume ldice, dove si erano — possiamo ben dirlo —
volatilizzati.
Purtroppo nessuno aveva ancora pensato di fotografarli per cui di essi
non rimase nemmeno l’immagine.
Passarono molti anni e i sarchiaponi furono quasi dimenticati, anche se
qualcuno ogni tanto raccontava nel bar di aver udito delle grida agghiaccianti
nel bosco o di aver intravisto degli strani animali nel folto della vegetazione.
Poiché in genere si trattava di cacciatori, abituati a spararle
grosse, la discussione si concludeva inevitabilmente con una risata generale
e l’interessato veniva pregato di cambiar argomento se desiderava
salvare la propria reputazione.
Una prima indagine
Alcune di queste «
chiacchiere » arrivarono anche alle orecchie dei capi del Reparto
Villanova 1, sempre alla ricerca d’informazioni sull’ambiente
locale, utili per le esplorazioni degli scouts.
Il reparto di Villanova frequenta spesso per le sue attività all’aperto
la zona in cui il fiume Savena si unisce la fiume ldice, ricca di vegetazione.
L’esplorazione della natura è un’attività fondamentale
per gli scouts perché aiuta a comprendere il significato di tante
cose e in particolare come la natura condiziona l’uomo e come l’uomo
modifica la natura. Queste osservazioni insegnano a ragionare.
Luigi, il Capo degli scouts, consigliò ai suoi aiuti di fare una
rapida indagine nei bar e negli esercizi locali, frequentati da cacciatori,
per raccogliere più notizie possibile, senza trascurare qualsiasi
particolare anche bizzarro. Questi, indicati qui di seguito, i risultati.
Finché son giovani, i sarchiaponi volano ma invecchiando si appesantiscono
e preferiscono correre; si muovono preferibilmente nelle ultime ore della
notte e all’alba; se sono disturbati emettono un urlo spaventoso;
sono molto sospettosi ed è quindi quasi impossibile avvicinarli;
sarebbero molto più grandi di un grosso tacchino e di orrendo aspetto.
Qualcuno afferma che in caso di fame arrivino anche a rovistare nelle
discariche, nelle buche dei rifiuti e nelle dispense aperte dei campi
scout. Sarebbero anche ghiottissimi del tonno in scatola. Sarà
poi vero?
Il nome « Sarchiapone » (» Sarchiapo orridus »
scientificamente) deriverebbe dai terribili unghioni dei loro piedi, che
usano come micidiale arma di difesa. Le tracce di questi artigli sarebbero
state rilevate chiarissime oltre che sul terreno anche su alcuni alberi
di pioppo quasi completamente scortecciati. I guardiacaccia della zona,
interrogati in proposito, si mantengono molto sul vago, evidentemente
per non destare allarmismi.
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Un urlo nella notte |
L’anno
scorso, durante un’uscita estiva sul fiume verso mezzanotte, quando
gli scouts si stavano addormentando in tenda, tutti udirono chiaramente
un urlo raccapricciante che poteva scatenare qualsiasi ipotesi fantastica.
Quasi tutti si raggomitolarono ancor più nel saccoletto, chiudendo
la lampo fino agli occhi, dopo aver controllato se a portata di mano
c’era un’accetta o un coltello o un bastone, precedentemente
predisposto a scopo di difesa. Le chiacchiere circolate negli ultimi
giorni suggerivano chiaramente anche questa misura prudenziale.
Solo Silvano, uno degli aiuti, uscì coraggiosamente dalla tenda,
per controllare la situazione.
Era una notte di luna piena.
L’urlo non si ripeté e il campo, dopo qualche tempo, piombò
in un sonno profondo, tanto che il giorno successivo alcuni scouts non
seppero precisare se l’urlo lo avessero veramente sentito o soltanto
sognato.
Arrivò in visita al campo anche Sandro, un vecchio scout, di
media età,conosciuto per le sue attività veliche, automobilistiche
e comunque avventurose, vissute in mezzo mondo. Anche il suo abbigliamento
molto sportivo e la barba modello pirata avevano contribuito a creare
nel Reparto un certo alone di fantasia e di mistero su di lui.
Con estremo interesse s’inserì nell’argomento del
giorno, raccontando che durante la sua permanenza in Brasile, per la
costruzione di una strada nella giungla amazzonica, aveva avuto occasione
di vedere alcune ossa, e soprattutto gli artigli, di un sarchiapone
giovane mangiato dagli indigenti. Anche la descrizione fatta da questi
ultimi, secondo lui, sembrava corrispondere in gran parte alle notizie
già conosciute dal Reparto.
L’atmosfera si arroventò e il Fuoco di Bivacco, più
che nelle solite scenette, fu spontaneamente quasi tutto impegnato,
in una discussione sui sarchiaponi e ... sul coraggio necessario per
affrontarli.
I più scettici sulla loro concreta esistenza non si dichiararono
disponibili a partire per ricercarli.
Solo Massimo e Walter, rispettivamente capo e vice dei Cobra, parvero
disposti all’impresa. Alcuni segreti motivi c’erano: qualcuno,
infatti, si era dichiarato disponibile a scommettere venti chili di
angurie contro il loro coraggio e anche ad illustrare convenientemente
alle Guide un eventuale rifiuto.
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Due coraggiosi |
I capi
pensarono che era opportuno battere il ferro finché era caldo
e proposero un appostamento per la notte stessa... al termine del Fuoco,
dopo un’opportuna merenda rinvigoritrice, i due ardimentosi sarebbero
partiti per andare ad appostarsi nella zona da cui sembrava esser partito
il grido.
Poncho, accetta, pila, binocoli, borraccia con liquido corroborante,
macchina fotografica con flash, registratore, viso annerito col fondo
di un tappo di sughero bruciato (secondo le ben note tecniche dei commandos):
nulla mancava agli intrepidi. Il resto del Reparto era forse combattuto
tra il compatimento e l’invidia; qualcuno per fare un po’
lo spiritoso suggerì di completare l’equipaggiamento con
un rotolo di carta per « usi speciali » (quella che si appende
ai palloncini per misurare i piani di un palazzo, tanto per intenderci!).
Era una magnifica notte di luna e i nostri eroi raggiunsero in silenzio
il luogo stabilito per porre un posto di osservazione, secondo le ben
note regole suggerite dal Manuale del Trapper di Andrea Mercanti.
Si misero poi in postazione per attendere gli eventi, Il tempo passava
e la paura cresceva. Saranno stati i rumori del fiume, amplificati enormemente,
parrà strano, dal silenzio della notte, oppure le ombre che la
luna nel suo corso verso l’orizzonte, allungava e modificava continuamente,
fatto sta che il cuore cominciò a battere più velocemente
e a salire verso la gola, mentre un sudorino freddo scendeva invece
lungo la schiena.
Verso l’alba cessò improvvisamente anche la brezza, stanca
forse di aver orchestrato tanti rumori sospetti: un’atmosfera
gravida di incognite calò allora gelatinosamente tutt’intorno,
raggiungendo anche lo stomaco.
Quel po’ di torpore, che fino a quel momento aveva tentato di
appesantire le palpebre, fuggì via. C’era nell’aria
una palpabile sensazione che qualcosa stessa per accadere da un momento
all’altro.
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Sarà svelato
il mistero? |
Laggiù,
verso il confine tra il pratone e il bosco, dove i due scouts avevano
posto una scatoletta di tonno aperta come esca, qualcosa parve muoversi.
Era un’entità certamente diversa dalle sagome d’ombra
che la luna aveva via via gradatamente modificato fino a quel momento.
Massimo portò lentamente all’occhio il mirino della macchina
fotografica, mentre Walter, munito di binocolo, si disponeva per dare
l’eventuale segnale di scatto. Anche il registratore fu messo
in movimento. A tutti e due gli scouts parve di vedere contemporaneamente
un punto luminoso, come un occhio fosforescente di gatto che riflettesse
la luce.
« Eccolo », disse Walter, e Massimo premette istintivamente
il pulsante di scatto della macchina fotografica, Il lampo del flash
illuminò per un istante lo spiazzo ma non fu sufficiente per
lasciar vedere alcunché. Un urlo mostruoso però si sentì
chiaramente (anche se difficilmente descrivibile) e qualcosa attraversò
velocemente il prato e poi parve alzarsi da terra con frastuono, forse
uno sbatter d’ali.
I binocoli, avvicinando l’immagine, dettero a Walter la netta
sensazione che quel qualcosa venisse troppo rapidamente verso di lui,
per cui il nostro scout istintivamente si alzò in piedi e si
mise a correre disperatamente indirezione opposta, dopo aver gettato
quanto aveva in mano verso l’apparizione, in gesto di difesa.
Contemporaneamente anche Massimo fu preso dal vivo desiderio di gareggiare
in velocità con il suo vice. Fortunatamente si trascinò
dietro la macchina fotografica, poiché era appesa al suo collo
con la cinghietta.
I rami sterzavano il viso, i rovi graffiavano le gambe ma ciò
nonostante i nostri due atleti batterono ampiamente il record olimpico
sui quattrocento metri. Peccato non aver potuto cronometrare!
Si fermarono solo quando il paesaggio parve loro più familiare
e prossimo al campo. Si sedettero sulla sponda di un fossetto in attesa
di riuscire a parlare. Quando il violento ansimare finalmente calò,
pensarono bene di concordare una versione dei fatti ufficiali e, ovviamente,
più coraggiosa e particolareggiata. Molti dubbi però furono
sollevati dalla Comunità, a causa ovviamente delle gambe tutte
graffiate e dei binocoli e dell’altro materiale sparso in un ampio
raggio e recuperato nella mattinata, nel corso di un sopralluogo operato
da tutto il Reparto.
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I risultati |
Il
registratore, chissà perché, fu trovato aperto: la cassetta
era uscita e il nastro si era sparso sui cespugli come una stella filante
di carnevale. Svaniva così una prima importantissima testimonianza.
Massimo fornì tuttavia, con ostentata tranquillità e sicurezza,
una descrizione dettagliata dei fatti, promettendo di documentarli successivamente
con la famosa foto scattata, che avrebbe dissipato tutti i dubbi.
Due giorni dopo, i due eroi, affidarono il prezioso rullino fotografico
a un laboratorio di loro fiducia e aspettarono con ansia i risultati,
ripromettendosi d’inviare la foto anche ad « Avventura »
e ad « Airone ».
Il risultato fu invece catastrofico: la foto, con tutte le caratteristiche
di una doppia esposizione, mostrava solo l’immagine comprensibile
e chiaramente visibile del viso di Stefania, una Guida.
Il mistero fu subito chiarito, senza ovviamente ricorrere a pericolosi
e azzardati accostamenti. La settimana precedente la squadriglia di
Massimo era stata invitata a pranzo dalle Guide che campeggiavano nella
stessa località. Il nostro Caposquadriglia, anche con un certo
interesse, si era esibito nello scattare foto con la sua nuova macchina.
Ultimato il rullino, lo aveva riavvolto ma senza sostituirlo, dimenticandosi
di farlo anche successivamente. Così aveva scattato la foto con
una pellicola già impressionata.
Walter per un po’ di tempo continuò a sostenere che dietro
all’immagine di Stefania si intravedeva anche quella del Sarchiapone
ma nessun altro gli diede ragione, forse anche per non correre il rischio
di perdere la simpatia delle fanciulle, alle quali non pareva né
gradita né umoristica quell’identificazione. Il mistero,
dunque, permane tuttora e la caccia fotografica al sarchiapone può
continuare lungo i fiumi Idice e Savena, accrescendo l’interesse
dell’opinione pubblica per il parco fluviale di Castenaso.
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ANNUNZIO |