Il
riparto Zolosa 1° ha tradizioni di buon vicinato con altri gruppi,
anche se di associazioni diverse.
“Lo scout è fratello di ogni altro scout “..
Ci saranno delle differenze nelle uniformi, nei regolamenti, ma in definitiva
lo spirito deve essere uguale in tutti, così come suggerisce
B-P.
La fraternità è un fondamento portante dell’educazione
scout ed è motivo di fierezza per tutto il movimento. Fraternità
vuoi dire conoscenza, attività in comune, interscamblo di esperienze
ed anche nobili confronti.
Certamente non vuoi dire reciproche scomuniche, che qualcuno potrebbe
esser tentato dI comminare.
Per gli scouts di Zolosa, che vivono in campagna, occasione di conoscenza
è anche la lettura di altre riviste che non siano quelle della
propria associazione.
Un grande interesse destò qualche tempo addietro un numero di
Esperienze e Progetti dedicato a don Giovanni Minzoni, grande figura
di Assistente scout, martire per lo Scautismo.
Le Pantere in particolare scoprirono che Argenta, la parrocchia di don
Minzoni, non distava più di settanta chilometri dalla sede e
quindi era raggiungibile in bicicletta, in occasione di una uscita di
squadriglia ben preparata. Preparata vuoi dire: progettata, attrezzata,
motivata.
Per questo la squadriglia studiò l’itinerario e i punti
d’appoggio, l’equipaggiamento e gl’interrogativi a
cui dare risposta in quella “esplorazione”.
Il progetto, prima di diventare operativo, fu presentato al capo riparto
che lo approvò con note di lode e con l’impegno, da parte
sua, di contattare Il parroco di Argenta per ottenere l’opportuno
appoggio logistico in loco. Il capo non trascurò di far notare
che la distanza era proprio quella giusta per tentare la conquista della
specialità di ciclista.
Da notare anche lo studio che fu compiuto per attrezzare le biciclette
con due borse, acquistate in un magazzino di surplus militari ed opportunamente
modificate ed adattate. Così fu eliminato Io zaino, che male
si adatta con la posizione del corpo sulla bicicletta.
Il percorso non poneva problemi poiché era tutto pianeggiante
nella bassa bolognese. In fase di preparazione la squadriglia si documentò
anche sui problemi agricoli e sociali della zona da attraversare. Non
rimaneva infine che partire, osservare i luoghi, scambiarsi le opinioni
e fotografare.
Al loro arrivo ad Argenta, gli scouts furono coinvolti dal parroco in
un pellegrinaggio vespertino, a piedi, verso Il santuario della Celletta,
situato in mezzo alla campagna. Quella festa fu anche un’occasione
per fare anche alcune osservazioni sulla devozione popolare.
Al ritorno chiacchierarono proficuamente con il parroco, rincresciuto
di non avere gli scouts ad Argenta e preoccupato per la lentezza con
cui procede il processo di beatificazione di don Minzoni.
«Dovrebbero essere gliscouts di tutt’ltalia a spingere,
a sollecitare, a pregare! ».
La squadriglia ricostruì sul luogo le fasi dell’aggressione
a don Giovanni, poi si recò a pregare sulla sua tomba, all’interno
del duomo.
Tre cose, in particolare, suscitarono l’interesse dei nostri scout:
Il giglio scout ASCI posto sulla tomba; il ricordo della visita e della
preghiera di S.S. Giovanni Paolo II e una serie di fazzolettoni scout
multicolori allineati sul sarcofago.
È tradizione che i gruppi in visita lascino il loro, come segno
di partecipazione e di affetto, senza distinzione d’associazione.
Le Pantere con una semplice cerimonia aggiunsero il fazzoletto del loro
gruppo, recitando sull’attenti la Legge e la Preghiera scout.
La commozione era nel cuore di tutti e certamente quei ragazzi conserveranno,
anche da adulti, il ricordo di quel momento «Sarebbe bello —
disse il vice caposquadriglia — che ci fossero tutti i fazzolettoni
d’italia! ma come sistemarli? ».
«Niente paura — aggiunge il caposquadriglia — diffondiamo
anche noi l’idea
— e il parroco don Tullo, pieno cpm’è d’iniziative,
saprà risolvere il problema, forse con due grandi rastre/liere
a~fianco della tomba ».
« Sarebbe bello che anche i Gruppi lontani, impossibilitati a
venire ad Argenta, spedissero il loro fazzolettone per posta »
— aggiunse il quarto di squadriglia —non meno sveglio degli
altri.
Nella mattinata di domenica, completate le ricerche e le osservazioni,
la squadriglia si offrì di servire la S. Messa, come era solita
fare nella sua parrocchia, poi prese la strada del ritorno, portando
dietro il ricordo e le emozioni vissute.
«È stato un vero pellegrinaggio — disse il caposquadriglia
— che abbiamo compiuto anche a nome di tutti gli scouts del mondo!
».
Beh, l’espressione poteva sembra un tantinello esagerata, ma certamente
interpretava il sentimento delle Pantere che se ne tornavano a Zolosa
con la sensazione di aver raggiunto qualcosa nel proprio patrimonio
ideale.
Un temporale rallentò un po’ la tabella oraria, che prevedeva
l’incontro con Michele, il capo, e con I genitori, presso la chiesa
di Villanova. Veramente era previsto anche un incontro con il sottoscritto
per completare la riflessione su don Minzoni e il sacerdozio. Non rimaneva
molto tempo: cercammo di occuparlo convenientemente con un dialogo veramente
partecipato.
Era giunta intanto l’ora della funzione pomeridiana. Stavo per
licenziare gli scouts quando essi si offrirono per il servizio liturgico.
Non potevo certo rifiutare tale segno d’impegno, tanto più
che in chiesa conserviamo un ritratto di don Giovanni e quindi il gesto
poteva sembrare un completamento del/a missione e un ringraziamento
a Don Minzoni per la missione compiuta in suo nome e certamente anche
con il suo aiuto.
Ora tutta l’uscita è organicamente documentata e fa parte
dell’archivio del gruppo a perpetua memoria.
C’è un ultimo particolare che può sembra insignificante
ma che per me ha grande valore.
Lunedì incrociai, in una delle vie del mio paese, un parrocchiano,
sempre ben informato e noto per saper interpretare i desideri e i giudizi
del “popolo”, che dopo il saluto mi disse:
« Bravi gli scouts che hanno servito la funzione di Ieri pomeriggio.
Ha notato che tenevano le mani giunte ...? »
lo non avevo notato il particolare, ma certo l’osservazione del
parrocchiano mi fece molto piacere.
Tra gli scouts circola infatti un modo di dire che suona così:
« Non basta fare le cose, occorre farle bene; Non basta farle
bene, occorre far/e al meglio ».
È’ questione di stile scout ed è sulIo stile che
ci si confronta cavallerescamente tra scout.