RACCONTI
AL FUOCO DI BIVACCO |
LA
PRIMA NOTTE DI TENDA |
Era la
mia prima notte di tenda ed ero partito deciso a furoreggiare, avrei mostrato
a tutti chi era Piero, non per nulla soprannominato lo scout fiero.
Il tanto desiderato permesso per partecipare all’uscita me lo ero meritato, infatti, giudicate voi, non è da elogiare colui che con i tempi che corrono lascia la tranquillità dei compiti di scuola per avventurarsi sui monti? Come volle Dio, andai in uscita col cuore aperto alle
più rosee speranze. Dopo una decina di minuti di ricerche per fortuna fruttuose,
ero a letto anch’io, ma il bello doveva ancora incominciare. Erano state quelle le malefiche sabotatrici del mio intestino,
erano state loro a rovinarmi la dolcezza del riposo notturno. Mille e
mille volte siate maledette, mormorai rimembrando alcuni versi omerici
e contemporaneamente ammirando la mia memoria, ma subito dopo mi stupii
come con un dolore così forte si potesse pensare proprio ad Omero.
A ripensare alla cioccolata, causa di tanti affanni, ebbi uno scatto di
malfrenata ira che mi portò seduto artisticamente a terra, quindi
mormorai con voce implorante aiuto: Mamma??!!….attesi invano
la risposta, quindi richiamai Mamma?!... e mi rispose uno sfacciato
russare proveniente da qualche mio fratello scout. Aprii lo zaino alla tenue luce di una torcia elettrica e vidi uno spettacolo indescrivibile: in quei pochi centimetri cubi di spazio, erano accumulate tutte le cose che il genio umano abbia potuto inventare: libri, spazzole, tegamini, corde, indumenti intimi vari. Il primo gesto che i miei sensi, risvegliatisi dallo stupore, mi spinsero a fare, fu quello di grattarmi penosamente e sconfortatamente la testa. Quindi, raccomandandomi in piena umiltà al mio Santo protettore, posi mano in quell’impossibile groviglio di aggeggi vari che occupavano l’ordinatissimo zaino. Trovai un orsacchiotto portafortuna che reggeva tra le mani un barattolo di nutella. Persi dieci minuti buoni pensando, con le mani alle tempie, che affinità potesse avere un orsacchiotto con la nutella, il quiz era formidabile e non certo adatto ad una larva di ragazzo quale ero io allora, quindi atteggiai i muscoli del mento e della bocca in uno sbadiglio più eloquente di qualsiasi discorso. Una cosa mi confortava.., quella faccia tosta del mio capo sq. dormiva russando beatamente con la sua testa amabile… sul mio cuscino! Inoltre pioveva a dirotto e sentivo le estremità inferiori decisamente umide. Stavo per rinunciare alle ricerche, ma l’uomo primitivo, bellicoso e instancabile, che è in me, mi esortò a non abbandonare la battaglia, e con un coraggio che meravigliò me stesso mi buttai a testa bassa e muscoli tesi in un supremo sforzo di volontà, in quel vorticoso labirinto che era il mio zaino. Mentre cercavo disperatamente, mi accorsi che il dolore di stomaco mi era passato: sorrisi, scostai pietre e oggetti vari dal mio letto, tolsi furtivamente il cuscino da sotto la testa del mio capo sq. e tre minuti dopo, alla barba del bicarbonato, dell’orsacchiotto, del dolore di pancia e del genere umano russavo grossolanamente tra quel groviglio di vario materiale. Dopo dieci
minuti suonò la sveglia. A quel sibilo lieve e maledetto atteggiai
il volto ad una penosa smorfia di disgusto e sapete cosa feci?... Feci
ciò che son solito fare nei momenti di maggiore sfiducia e perplessità:
mi grattai lentamente e penosamente la testa. |
Piero |