DUE OCCHI PIENI DI FANTASIA
"Non abbiamo sempre sostenuto che occorre saper guardare il mondo con occhi di fantasia e di poesia?"
 

Era impossibile entrare nella base del reparto del Gruppo scout Villanova 1 senza fermarsi, almeno un attimo, ad ammirare il magnifico disegno di Adriano Perone, che raffigurava un esploratore intento a costruire un ponte di corde.
Molti conoscono i disegni di Adriano: sulle pagine delle riviste scout hanno fatto la storia e il costume dell’associazione per moltissimi anni. Quello, posto in bella vista nell’ingresso, contornato da elementi araldici scout, era uno dei meglio riusciti e Adriano l’aveva donato a don Annunzio in ricordo di tante avventure vissute insieme.
L’esploratore, raffigurato in equilibrio su un “ponte delle scimmie” in costruzione, alzava lo sguardo verso l’osservatore e con un largo sorriso sembrava volesse dire: “Vieni anche tu ad aiutarci!”. Sul fondo le cime tormentate di alcune montagne e un cielo quasi infuocato contribuivano a creare un’atmosfera carica d’esotico e d’av-ventura.
Lorenzo, tutte le volte che entrava in sede, affascinato e quasi ossessionato da quell’impresa di pionieristica, si soffermava un attimo e pensava:
“Debbo insistere coi capi perché mi diano quelle corde grosse che ci sono in magazzino e cosi potrò realizzare una bella impresa di squadriglia. Certo, occorre prima fare il progetto, scegliere il posto adatto, distribuire i compiti, allenarsi nelle legature... ma so tutto io...!”.

Guarda un giorno, guarda l’altro, il desiderio diventava sempre più insistente, mentre il sorriso birichino dello scout del disegno sembrava caricarsi ogni volta di maggiore provocazione…
“Ti decidi o no ad aiutarmi? Vorrei finalmente completare questo ponte”.
“Verrò, verrò, Ardito!”.
Dovete sapere che Lorenzo era entrato tanto in confidenza con lo scout del disegno da battezzarlo e chiamarlo ormai per nome, come un amico di vecchia data. Perché avesse poi scelto il nome Ardito lui solo potrebbe spiegarlo. Forse, possiamo immaginare noi, perché quello gli sembrava un progetto... “ ardito “. Non corre molto ma è l’unica soluzione che io sia riuscito a figurarmi.
Una sera, il nostro caposquadriglia rientrò a casa tardino, con lo stomaco un po’ carico a causa di una ricca mangiata fatta a casa del terzo di squadriglia. Per preparare e provare il menù del campo estivo, gli squadriglieri avevano deciso di trovarsi una volta al mese nella casa di uno di loro, secondo un turno preciso che teneva conto degli eventuali compleanni in “zona”. I consigli delle madri ospitanti avrebbero assicurato il successo dell’esperimento culinario.
Così la squadriglia si preparava ad affrontare con tranquillità le sfide di cucina, tanto importanti per la classifica finale.
Queste “cenette” erano, per la squadriglia, una tradizione ormai consolidata nel tempo; proprio per questo in reparto si mormorava che gli aiutocapi al campo estivo fossero disposti a fare la carte false pur di essere segnati come ospiti a pranzo da quei cuochi sperimentati.
Purtroppo (se così si può dire!) quelle esercitazioni casalinghe, con l’aggiunta di qualche rinforzo offerto dai genitori ospitanti, si rivelavano spesso un po’ pesanti... per lo stomaco, ma è anche vero che a quell’età si digerirebbero pure i chiodi.
Prima di rientrare a casa, Lorenzo era passato in sede per riportare il “Libro d’Oro” della squadriglia, su cui era stato segnato il menù di quella memorabile “mangiata”, firmato da tutti i presenti. La storia è fatta anche di questi episodi, importanti per consolidare lo spirito di squadriglia.
Come il solito, entrando, Lorenzo aveva salutato l’amico Ardito, che sembrava sorridere con un certo sarcasmo:
“Invece di mangiare come maialetti fareste meglio a venire a lavorare con me, sul ponte...!”.
“Se non la smetterai di provocarmi, te la darò io una bella scossata al ponte, per farti cadere”.
Di lì a poco, invece, sul ponte si ritrovò anche lui, Lorenzo, in sogno.

Ritornando, infatti, rapidamente a casa, era andato subito a letto, addormentandosi di pacca a metà della recita della preghiera dell’esploratore.
“ Ehi, tu, non dormire, passami quella corda...! “.
“ Che nodo debbo fare qui?”.
“ Quella legatura è troppo distante... e poi stringi forte quel nodo, se vuoi che tenga “.
“ Ma tu, Ardito, di che squadriglia sei? “.
“ Dei Giaguari! “.
“ Bel totem; ma i tuoi squadriglieri dove sono? “.
“ Quelli? dormono ...! “.
“ Bella coincidenza, ti pare? “.
Il dialogo proseguì ricco e cordiale durante tutto il lavoro poiché numerosissimi erano gl’interessi che accomunavano i due ragazzi. Pareva che si conoscessero da moltissimo tempo e fossero in grande confidenza tra loro. Non ci meravigliamo perché tra scout ciò è normale. Grazie all’affiatamento subito raggiunto e alla tecnica che anche Lorenzo seppe dimostrare, il ponte fu completato al tramonto.

“Ora - disse Ardito - prima di mostrarlo ai capi, dovremo collaudarlo: forza, sali su e tieniti ben saldo “.
Lorenzo salì e Ardito cominciò a scuotere violentemente le funi. Lorenzo dimenticò per un istante che in casi del genere occorre allargare il più possibile tra loro le due funi corrimano: un ultimo scossone gli fece perdere l’equilibrio e, poiché si era anche dimenticato d’inserire al suo posto il moschettone dell’imbracatura di sicurezza, precipitò di colpo verso terra da un’altezza di circa dieci metri.
Vide tutto girargli attorno vorticosamente e sentì anche un senso di nausea.

Lanciò un forte urlo e... si svegliò.

Il cuore gli batteva fortemente, la nausea accompagnata da un po’ di capogiro la sentiva ancora ma il ritrovarsi sano e salvo sul morbido materasso, invece che ammaccato sul duro terreno, lo tranquillizzò subito.

Tirò un sospiro e pensò: “Meno male che era solo un sogno! Però sarebbe bello costruire davvero un ponte del genere “.

Quanto alla tecnica era sicuro di riuscirci poiché in reparto era considerato quasi un fanatico della pionieristica e poi nel sogno aveva imparato alcune astuzie da Ardito e... a non sottovalutare le regole di sicurezza. Non era sicuro però che gli altri squadriglieri lo avrebbero seguito con altrettanto entusiasmo e sufficiente competenza. Qualche volta, quando c’era da lavorare, li trovava un po’ demotivati.

Di questo si era lamentato nel consiglio di squadriglia e anche in quello dei capisquadriglia.
“Quando c’è da mangiare e da far festa vengono tutti, se invece dobbiamo fabbricare qualcosa, alcuni "svicolano" o procedono lentamente senza entusiasmo, lasciando spesso il lavoro a metà “. Il capo aveva cercato di dargli una spiegazione: “È tutta colpa della civiltà dei consumi e del benessere, i ragazzi oggi sono abituati a trovare tutto fatto e senza fatica; non sanno usare le proprie mani per costruire qualcosa e poi hanno scarsa fantasia. Eppure B.-P. sostiene che l’abilità manuale dovrebbe essere uno dei quattro filoni fondamentali dei programmi scout per aiutare gli esploratori e le guide ad acquistare lo spirito e le capacità di far del bene al prossimo e per vivere felici”.

Dopo questi pensieri, Lorenzo riuscì a riprendere sonno, non senza aver pensato che per vivere felici occorre anche usare convenientemente l’imbracatura di sicurezza.
Tutto finito qui?
Per niente!
Al mattino, mentre si lavava, sentì che il sapone gli bruciava le mani: guardò e vide sulla pelle dei segni, delle piccole vesciche, come se avesse veramente maneggiato delle corde per un pomeriggio intero. Ancor oggi Lorenzo conserva la cicatrice di una di quelle vesciche.
Spalmò sulle palme una pomata adatta e poi uscì rapidamente di casa, deciso a fare un passaggio in sede, prima di andare a scuola: gli era venuto in mente un certo pensierino...
Come aprì la porta d’ingresso, il sole illuminò il disegno di Perone, posto di fronte. Il ponte appariva ora terminato e ben fatto; di Ardito... nessuna traccia. Non c’era più sulle corde a lavorare: sparito, volatilizzato.
Quella che seguì non fu per Lorenzo una bella giornata di scuola: conoscendo gli antefatti si può ben capire perché.
La professoressa di geografia si meravigliò molto della sua distrazione poiché solitamente, da buon esploratore, era interessato a quella materia e a quanto altro riguardasse lo studio d’ambiente.
“ Sarà la primavera - commentò tra sé, con sentimenti di comprensione - oppure si sarà innamorato... “.
Non poteva certo immaginare che si trattasse invece solo e unicamente di... un ponte di corde.
La sera stessa ci fu la riunione di squadriglia. Nessuno notò la sparizione dello scout raffigurato nel disegno dell’ingresso e anzi, quando Lorenzo cercò prudentemente di avviare un’indagine sull’argomento, quasi quasi lo presero per matto poiché neppure uno si ricordava di averlo mai visto.
Proprio così: sul ponte non c’era mai stato uno scout!

Lorenzo ricordò allora di aver letto su “ Scautismo per ragazzi “ una frase di Baden-Powell, che suonava pressappoco così:
“Un vero scout sa vedere cose che agli altri passano inosservate... “.
Questo riferimento autorevole lo tranquillizzò e anche per noi può passare come spiegazione plausibile.

Non abbiamo sempre sostenuto che occorre saper guardare il mondo con occhi di fantasia e di poesia?

 

Don Annunzio Gandolfi

 



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