RACCONTI
AL FUOCO DI BIVACCO |
ACQUA E CIELO |
Gli
scout di V. sono famosi, oltre che per le loro attività «
terrestri », anche per quelle « marinare » e Le disposizioni del capo erano state perentorie: « Squadriglie Cobra e Pantere domattina sveglia alle ore 05.00; alle ore 05.46 ultime disposizioni per la partenza; alle ore 06.00 si « levano gli ormeggi ». Alle ore 05.46 come stabilito, fu consegnata ai capi squadriglia una busta chiusa da aprire quando fossero arrivati al punto « TK 904667 ».La condotta da tenere durante il trasferimento e il materiale occorrente erano già stati concordati in precedenza. I capi squadriglia, con l'aiuto dei topografi - navigatori, non ebbero difficoltà a individuare la destinazione sulla carta topografica (sistema U.T.M.). Se non sapete cos'è « il reticolato chilometrico nella proiezione conforme universale trasversa di Mercatore », eruditevi perché è fondamentale per fare «carriera scout ». Alle ore 06.00 precise, dopo l'urlo di squadriglia, le sei canoe, equipaggi a bordo, cominciarono lentamente a muoversi lungo il canale verso la destinazione indicata. A destra il sole, levatosi da poco, spezzava i suoi raggi contro la pineta. Due gazze vistose si alzarono in volo, quasi a voler aiutare i navigatori mattutini. Attraversata la foce
del «canale della Falce», gli scouts dovevano tenere come
punto di riferimento a terra, per la prima parte della navigazione, i
canneti palustri (localmente chiamati «bonnelli») invasi dalle
acque marine, oltre i quali si scorgevano le chiome vistose dei lecci
del bosco della Mesola e alcuni lucenti pioppi bianchi. Tra le canne svolazzavano
cannareccine e tarabusini. Si udiva anche il canto dell'« usignolo
di fiume » che nidifica tra gli arbusti. La navigazione era prevista a distanza ravvicinata da terra e con ritmo lento per poter gustare il panorama con tranquillità. Tutti gli scouts indossavano il giubbotto salvagente e il cappellino da navigazione. Secondo i piani stabiliti il capo doveva raggiungere la flottiglia, con la barca a motore, prima che arrivasse all'altezza di Goro, mentre due aiuti, con le auto e un carrello, dovevano convergere nel pomeriggio sulla destinazione stabilita per recuperare canoe e navigatori. La flottiglia doveva procedere unita e i due capo squadriglia erano muniti di radio per poter comunicare, in caso di necessità, col campo. Sarebbe interessante a questo punto riportare tutte le osservazioni natura fatte dagli scouts, ma lo spazio non ce lo permette. Arrivati alla meta stabilita, il paese di Gorino, iniziò la seconda parte della missione, che prevedeva una raccolta, anche con l'aiuto del registratore e della macchina fotografica, di alcuni aspetti originali e caratteristici della vita locale. Le Pantere attaccarono discorso con un vecchio pescatore che, cappello di paglia in testa e pipa tra i denti, stava aggiustando la sua rete. A prima vista sembrava un tipo disposto a chiacchierare e a raccontare molti particolari del suo lavoro e delle sue condizioni di vita. Lorenzo, che riuscirebbe
a parlare anche con una statua, attaccò senza preamboli discorso,
toccando subito un tasto buono. Sulla fiancata della barca era scritta in caratteri visibilissimi la parola Fede. « Devi sapere - continuò Coriolano - che anche la barca di mio padre e quella di mio nonno avevano lo stesso nome. È una tradizione di famiglia, che purtroppo scomparirà con me perché mio figlio, invece di continuare la mia attività, ha cercato lavoro in un'officina meccanica di Ferrara. Il suo lavoro certamente sarà più sicuro e al coperto quando piove, ma dall'officina non si può rimirare il volo dell'airone rosso o del germano reale. A Ferrara il sole tramonta in incognito...». Lorenzo intanto fremeva perché la soluzione tardava ad arrivare e il discorso di Coriolano stava girando al largo senza arrivare in porto. Il pescatore con passione stava raccogliendo sulla tavolozza del discorso tutti i colori per descrivere i paesaggi del Delta. «Ma il sette
e il dieci che cosa c'entrano con la Fede» riuscì a richiedere
il nostro scout, approfittando di una pausa del discorso. La domanda era troppo
imprevista e Lorenzo, preso di contropiede, rimase a bocca aperta. In
suo aiuto intervenne Diego, che parla sempre poco ma quando apre bocca
lo fa con la competenza di un professore: A questo punto, senza
nemmeno attendere la risposta, Coriolano si tolse la pipetta di bocca
e sputò per terra. Con l'altra mano alzò un po' il cappelluccio
e si grattò la testa. Lorenzo con un certo timore reverenziale, abbastanza insolito in lui, ringraziò della spiegazione e della morale. Gli altri scouts fecero eco e si allontanarono parlando sotto voce, quasi non volessero farsi sentire. Non è difficile immaginare che cosa dicessero: stavano decidendo concordemente di mettere quei numeri anche sulle loro pagaie, tanto l'esempio era stato convincente. Poi, col cuore tranquillo e la coscienza posto, decisero di andare a intervistare anche il ... gelataio. Annunzio
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