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LO SCAUTISMO IN VENTIDUE PAROLE
SAN GIORGIO

 

Siamo giunti alla lettera G. e come non ricordare il nostro santo patrono, il Santo dei Cavalieri, il cavalier dei santi? Quindi G come Giorgio, il santo: uno dei tre protettori degli scout (gli altri sono, si sa, San Paolo e San Francesco). Il più fantastico, leggendario e romantico, diremmo, dei tre, anche per l’aura che circonda la sua vita sfumante, sconfinante nel mito e per questo divenuto soggetto prezioso e privilegiato nell’arte pittorica e plastica, sia in campo sacro religioso che in quello laico profano, dal Medioevo al Rinascimento: da Simone Martini a Paolo Veronese, passando per Paolo Uccello, Donatello, Andrea Mantegna, Vittore Carpaccio, Raffaello, il Parmigianino, il Correggio etc.

Il più carico di simboli cavallereschi, per il suo ruolo di cavaliere fissato nella iconografia, che ne ha fatto un emblema, un’allegoria e perfino, come indizio della celebrità e diffusione del suo personaggio, un modo di essere. Un ventaglio di significati, che si apre nella Leggenda aurea di Jacopo da Varagine, della seconda metà del Duecento, che delinea i tratti della sua agiografia con una freschezza e immediatezza che rivaleggia con i Fioretti di San Francesco di un secolo dopo. Colpisce ed è degno di rilievo il particolare favoloso e favolistico della cintura della principessa salvata dalle fauci del drago, con la quale viene legato il collo della bestia e così condotta nella città vicina dove gli abitanti, in cambio della liberazione dal pericolo di quel mostro, si convertono al cristianesimo: esempio mitologico del fatto che la fede uccide in noi i mostri (i demoni) generati dal sonno della ragione (dalla barbarie) del paganesimo imperante. Campione della cultura e della civiltà cristiana, San Giorgio, simbolo dell’Europa intesa come frutto del cristianesimo (un pensiero caro a Giovanni PaoloII).

Allora contro il maligno usiamo anche noi la completa armatura che usò San Giorgio, quella che (nella lettera agli Efesini: Ef 6) San Paolo descrive dettagliatamente.

1. “Cinti i fianchi con la verità”, Gesù dice che Satana è il “padre della menzogna” (Gv 8, 44). E dice anche: “Io sono la Verità” (Gv 14, 6). Quando ci cingiamo i fianchi della Parola di Cristo, ci sentiamo inflessibili e invincibili contro qualsiasi assalto e inganno. Quando Satana tenta di farci credere che basti il pane, il denaro, le cose di questo mondo per renderci salvi, rispondiamogli con le stesse parole con cui Gesù gli ha risposto nel deserto: “Non di solo pane vive l’uomo; adorerai soltanto il Signore Dio tuo”. (Mt 4, 10).

2. “Rivestiti con la corazza della giustizia”, non con la giustizia che viene dall’uomo, ma con quella che viene unicamente da Dio, mediante il sangue di Gesù Cristo che ci ha giustificati. Il maligno, ingannandoci, ci induce a peccare; e poi, con un inganno ancora più grande, tenta di metterci dentro un disperato senso di colpevolezza, impedendoci così di credere al perdono di Dio e, per conseguenza, di lasciarci risanare dalla sua misericordia. A satana opponiamo la nostra fede in Gesù che è venuto non solo per perdonarci i peccati, ma anche per cancellarne il ricordo!

3. “Avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il Vangelo della pace”. Satana non vuole la nostra pace; egli tenta di farci morire nel deserto del nostro peccato e della nostra disperazione. Ma se portiamo le calzature del “Vangelo della pace” (tutto il Vangelo è un annuncio e dono di pace), attraverseremo, con la Pace di Dio nel cuore, il deserto di questo mondo.

4. “Tenete sempre in mano lo scudo della fede”. È con questa fede che possiamo spegnere tutti i dardi infuocati del drago. Dobbiamo sempre rafforzare la nostra fede mediante la parola di Dio. “La fede - ci dice San Paolo - viene in noi dall’ascolto della Parola” (Rom 10, 14).

5. “Prendete anche l’elmo della salvezza”. L’elmo protegge la testa del cavaliere. E San Paolo, con questa immagine, intende dirci: proteggete la vostra mente dai pensieri negativi, distruttivi, accogliendo in voi i pensieri di Dio.

6. “Prendete la spada dello Spirito, cioè la Parola di Dio”. Che in noi abiti questa Parola! Ricordiamoci che la Parola di Dio va proclamata in Clan, nella comunità dei capi e ripetuta nel silenzio, ma soprattutto va pregata. Per questo San Paolo aggiunge: “Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito Santo” (Ef 6, 18).

San Giorgio diventa modello di ogni scout e guida che affronta l’avventura della vita con le formidabili “dritte” della nostra legge e della nostra promessa, come cavaliere ardente, entusiasta, fedele, vittorioso. La vittoria che arride, pur tra mille difficoltà che ne costellano la strada (la route!) rendendola impervia, stretta come la stessa croce, ai seguaci della Via, Verità e Vita! E che dà, sentimento della realtà (della sua pienezza), coronamento dell’opera, dell’edificio o tempio del cavaliere (questo templare dello spirito), la gioia. G come Giorgio ovvero, nella lingua del Fondatore, che ha conservato il suo fondo, la sua radice classica, George, cioè opera (ergon) della terra (geo), alla fedeltà alla quale è dovuta la gioia come suo fiore e frutto che spicca nel suo campo di azione cavalleresca a difesa di quella principessa che è la vita.

Vincendo così il male che è in noi e nel mondo e conquistando, paolinamente (anche nel senso di a poco a poco -secondo l’etimo del nome dell’apostolo protettore, al pari di San Giorgio degli scout, Paulus cioè poco, piccolo-: a poco a poco, gradualmente o, si potrebbe dire, gra(du)almente...): conquistando, dicevo, la corona di gloria in quella battaglia o guerra santa di pace e bene, detto nel linguaggio del terzo e ultimo protettore San Francesco, che è la vita. “Nostra sorella la vita”.


da: Lo scautismo in ventidue parole - di Luigi Riceputi e Attilio Gardini

 



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